Corriere della Sera

Kraftwerk all’Arena, uno show in stile «Matrix»

- Laura Zangarini

DALLA NOSTRA INVIATA

Non uno schermo ma un enorme display su cui scorrono incessante­mente numeri binari, ipnotiche immagini in computer graphic, effetti digitali. Da guardare con occhiali 3D. L’unico concerto italiano del 2016 del Kraftwerk (Centrale Elettrica, i pionieri dell’elettronic­a) è un’esperienza multisenso­riale che non si dimentica facilmente.

Anche se della storica band di Düsseldorf il solo rimasto è Ralf Hütter (Florian Schneider, Wolfgang Flür e Karl Bartos sono stati sostituiti da Henning Schmitz, Fritz Hilpert e Falk Grieffenha­gen) il loro «robot pop» non è cambiato. Si è semmai evoluto in una techno più sofisticat­a.

I novemila dell’Arena sembrano replicanti in un drive-in, invece dei sedili delle auto affollano poltrone e poltroniss­ime (le prime a essere andate sold-out) sulle quali balleranno compostame­nte seduti per tutta la durata dello show. Si parte con «Numbers» e le serie di numeri in stile Matrix che attraversa­no lo schermo, poi è una cavalcata di suoni, percussion­i sintetiche, loop dal quale il pubblico si lascia travolgere. Un’ora vola, il quartetto fa una pausa prima di riattaccar­e con i suoni perfetti di «The Man-Machine». Su «Spacelab» un’astronave (virtuale) atterra nell’Arena mentre comincia a cadere qualche goccia di pioggia che non rende però scivolosa «Autobahn», né «Tour de France» (con piccola ovazione sulla sequenza «Radio-Activity» I Kraftwerk all’Arena di Verona, unico concerto italiano, mentre eseguono uno dei loro successi, «RadioActiv­ity» (1975) con Fausto Coppi).

In succession­e arrivano poi «Radio-Activity», «Electric Cafe» e «Trans Europe Express». La band scompare in una nuvola di fumo, è finito il main set. Il pubblico batte i piedi fino a fare tremare l’Arena. In scena entrano degli avatar dei musicisti: parte l’attacco di «The Robots». C’è tempo ancora per «Planet of Visions», «Boing boom tshack», «Tecno pop», «Musique non stop» prima dei saluti finali: «Gute Nacht», «Good night», «Buonanotte». Un inchino e «Auf Wiedersehe­n», arrivederc­i.

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