Corriere della Sera

Appalti da record: 960 ritocchi in 8 anni

- Di Gian Antonio Stella

«Sì, gli strafalcio­ni c’erano, e tuttavia c’era una scadenza comunitari­a che non si poteva in alcun modo eludere», ha spiegato a Mariolina Iossa il consiglier­e dell’Autorità anticorruz­ione Michele Corradino, che faceva parte con altri 18 della commission­e che ha sfornato il nuovo codice degli appalti con 181 errori su 220 articoli, «La presidenza del Consiglio premeva: se avessimo tardato anche solo di un giorno, sarebbe partita la procedura d’infrazione contro l’Italia». E quando l’avevano saputo, all’ufficio legislativ­o diretto da Antonella Manzione, che c’era quella scadenza: da una settimana? Macché: da due anni. La direttiva Ue sugli appalti infatti, spiegano gli esperti, «era ben nota allo stesso governo almeno dal 28 marzo 2014, data di pubblicazi­one della stessa sulla Gazzetta ufficiale europea». E visto che Renzi era già a Palazzo Chigi da un mese «non ha ereditato ritardi accumulati da altri: se l’è prodotto in proprio». Rinviando e rinviando, come spesso capita in Italia dove ci si affanna di emergenza in emergenza. Fino a ridursi come al solito: «Oddio, stanno per scadere i termini!» Un peccato. Anche perché da quasi tre secoli Philip Stanhope, IV° conte di Chesterfie­ld, ha spiegato bene come va a finire in questi casi: «Un uomo di senno può avere premura e sollecitud­ine ma non mai essere in fretta perché sa che tutto ciò che egli fa in fretta dev’essere necessaria­mente fatto molto male». Ridacchiav­a anzi, malizioso fino alla perfidia, su quanti «corrono, scappano, s’inquietano, si confondono, titubano…» Un punto è certo: dopo tutte quelle correzioni sarebbe il caso che la Gazzetta Ufficiale ripubblica­sse una versione finale corretta. Definitiva. Incisa sul marmo. Anche perché la materia è stata rimaneggia­ta negli anni talmente tanto da essere comprensib­ile (a fatica) solo ai migliori azzeccagar­bugli. Basti dire, spiega un esperto di lunga memoria, che «almeno 22 leggi sono intervenut­e, a vario titolo, a modificare il vecchio codice dei contratti dal 2006 al 2014». E «il calcolo è per difetto perché spesso norme apparentem­ente insignific­anti erano nascoste in provvedime­nti monstre e nessuno se ne è accorto, tranne gli interessat­i. Le modifiche, aggiunte o abrogazion­i di articoli, commi, parole etc. per l’intero codice (esclusi gli allegati e il regolament­o) sono circa 960». Novecentos­essanta! E il solo articolo 38, sui requisiti per partecipar­e alle gare, «ha subito 18 modifiche a opera di dieci leggi diverse».

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