Il Milan diventa cinese A Berlusconi 740 milioni
Nella nuova cordata c’è un fondo statale di Pechino
Questa volta è vero. Il Milan viene venduto mentre la squadra è in aereo: è partito dagli Usa, dov’era in tournée, che il proprietario era ancora Silvio Berlusconi ed è atterrato alla Malpensa che era diventato cinese. Dopo un periodo di stallo, sembrava che anche questa trattativa fosse destinata a prolungarsi ancora. Invece nelle ultime settimane, in gran segreto, si preparava la svolta (con colpo a sorpresa: cambio al vertice della cordata cinese, l’uomo forte è diventato Yonghong Li, fuori gli advisor Gancikoff e Galatioto), che ha portato all’accelerazione finale e un passaggio storico.
«Una scelta dolorosa ma necessaria. Ho venduto per passione. Ho rinunciato a parte del valore purché ci fosse l’impegno a investire nel Milan», le prime parole di un commosso Berlusconi che resterà presidente onorario. «Abbiamo negoziato con Fininvest a lungo, è stata davvero dura. A causa delle barriere linguistiche non abbiamo potuto parlare direttamente con Berlusconi. I nostri piani sono stati quasi azzerati diverse volte, ma siamo andati avanti», il commento degli investitori.
Dopo 30 anni di successi, due di trattative di vendita condotte dai vertici Fininvest (appoggiati dall’advisor Lazard), moltissimi ripensamenti di Berlusconi, colpi di scena in serie (come il dileguarsi di mr Bee Taechaubol quando sembrava fatta) è arrivato il momento del cambio di proprietà ufficiale e delle firme a villa Certosa, alla presenza dell’ad di Fininvest Danilo Pellegrino e del manager Alessandro Franzosi. E con queste dei primi 15 milioni di una caparra da 100 versata dai cinesi: per il mercato estivo bisognerà accontentarsi (gli altri 85, in arrivo tra 35 giorni, sono però già stati garantiti).
Le cifre sono quelle note, gli acquirenti invece sono sempre stati misteriosi: dietro c’è comunque il governo cinese, il che garantisce Fininvest. L’operazione Milan dà solidità al gruppo impegnato nella delicata battaglia di Vivendi: il club viene venduto per 740 milioni (inclusi i debiti di 220). Non solo: al momento del closing (a novembre) ne arriveranno 100 Berlusconi con Han Li (a sinistra) e Yonghong Li (a destra) durante l’incontro a villa Certosa attraverso una linea di credito (shareholder loan) aperta dagli investitori che servirà a finanziare il mercato di gennaio. Nei successivi due anni poi i nuovi proprietari si impegnano a versarne altri 250 attraverso sponsorizzazioni o aumenti di capitali. A quel punto sarà già un Milan completamente diverso: al closing uscirà di scena Adriano Galliani, il futuro a.d. e direttore generale sarà Marco Fassone, già alto dirigente dell’Inter, che da subito avrà un ruolo di consulente: ieri sera ha incontrato Yonghong Li e Han Li, l’uomo che ha firmato materialmente il contratto e che sarà il punto di riferimento della cordata.
Ma chi è che ha comprato il Milan? La compagnia veicolo costituita per l’occasione si chiama Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Co.Ltd. e come spiega Fininvest
Al closing uscirà Galliani, entrerà come consulente Fassone, ex dirigente dell’Inter Fassone, ex Inter
nel comunicato «della compagine fanno parte fra gli altri Haixia Capital, fondo di Stato cinese, e Yonghong Li, che è stato fra i promotori del gruppo con cui Fininvest ha lungamente trattato. Assieme ad Haixia Capital e a Yonghong Li, acquisiranno quote dell’Ac Milan altri investitori, alcuni dei quali a controllo statale». Tra questi pare ci sia ancora Sonny Wu e Steven Zheng, che nelle scorse settimane erano venuti alla ribalta con un ruolo di primo piano, ma che ora hanno fatto un passo indietro. La cordata cinese a un certo punto si è spaccata: ha preso le redini Yonghong Li, ha cambiato advisor (dentro Rotschild), si è rotto il rapporto con Sal Galatioto e Nicholas Gancikoff, che sarebbe dovuto diventare il futuro ad del Milan: si parla di profonde divergenze sulla governance. Ora c’è tutto per disegnare un nuovo Milan.