Corriere della Sera

Brian Baker il sopravviss­uto «Un record ce l’ho, quello delle operazioni»

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DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Ghiaccio per Brian. «Ma non un sacchetto, per favore. Me ne serve un bidone intero». Rimette le Babolat nella sacca e sorride. «Come minimo». Il ragazzino brasiliano che raccatta le palline sul campo 5 rimane interdetto di fronte alla richiesta. Non sa che quel gringo dalla faccia tonda è una specie di Revenant del tennis, la cui presenza alle Olimpiadi costituisc­e un premio alla carriera che non ha potuto avere. «Magari fossi bello come Leonardo di Caprio... Credimi, la prima volta rimane la peggiore. Sei sul più grande palcosceni­co del mondo, i tuoi sogni stanno per diventare realtà. E all’improvviso senti quel suono che arriva dal ginocchio». Giugno 2005, Wimbledon. La grande promessa del tennis Brian Baker debutta nei Grandi Slam dopo una carriera da juniores che lo ha visto prendere a pallate i suoi coetanei o quasi, da Stan Wawrinka a Andy Murray. È il miglior juniores americano. Quel giorno a Londra il suo avversario è un giovane serbo destinato a grandi cose, tale Novak Djokovic. Usa Brian Baker, 31 anni (Ap) «Lo avevo già battuto a gennaio, ad Adelaide. Due set a zero. Ero fiducioso». Dopo appena due game, Brian sente un «pop». «Come un elastico che si rompe. Non sapevo ancora che sarebbe diventata la colonna sonora della mia vita». È saltato il legamento mediale collateral­e.

A due anni Brian teneva già in mano una piccola racchetta. «È l’unica cosa che ho sempre voluto fare. Non pensare a una storia come quella di Agassi, a un padre padrone. Nessuno mi ha mai costretto. Se sono qui dopo tutto quel che ho passato, è solo per amore del gioco». Negli ultimi 11 anni è finito per 12 volte sotto i ferri, rimanendo fermo per 8 stagioni. Tre interventi alle anche, un’ernia, la schiena, una specie di trapianto del gomito, sostituito con un tendine preso dal piede.

Lo stadio olimpico del tennis è ancora un cantiere. Gli operai lavorano con il martello pneumatico a due passi dai campi di allenament­o. Le gru sistemano i container destinati a fare da centro stampa. C’è polvere e frastuono ovunque, anche se oggi si comincia, speranze italiane appese al

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