Corriere della Sera

Quei cattivi pensieri di stelle al capolinea che tengono famiglia

- Gaia Piccardi

Serena Williams, 34 anni DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Usain Bolt, 29 anni

Cronache giapponesi. Qui Tokyo, 11 agosto 2020. Senza grandi è un’Olimpiade piccola, a metà. Rio de Janeiro era Disneyland al confronto. Federica Pellegrini medita se cambiare vita. Usain Bolt ci ha già detto che a fine Rio saluterà gli dei di Olimpia, compagni di viaggio da Atene al Brasile. Yelena Isinbayeva, cacciata dalla porta di servizio per colpe non sue, a 38 anni non metterà all’asta il cielo di Tokyo. Meglio fare la mamma a Volgograd che rendersi ridicola tra le bambine della XXXII Olimpiade, che siano pure gli altri a farla splendere di luce riflessa. Il cerchio di acqua e cloro di Michael Phelps si sta chiudendo qui in Brasile, dove il Cannibale è volato per concedersi un ultimo dessert. Serena Williams tra quattro anni ne avrà 38. Veneranda età per un campione. Terrà famiglia, villetta con giardino, collezione di Slam infilzati con lo spillo sul muro della sala da pranzo; impossibil­e rivederla sui campi da tennis del Giappone, dove l’ultima teenager potrebbe farne bocconcini di sushi per il pranzo. Rafa Nadal sembra la mummia di Tutankhamo­n: claudicant­e e incerottat­o, sta risalendo il suo personalis­simo Rio delle Amazzoni a forza di braccia, fino al podio; poi hasta la vista Giochi. Roger Federer non è nemmeno qui. Inginocchi­arsi per preparare il bagnetto alle figlie gli è stato fatale, come al cumenda dopo una giornata in ufficio: da Melbourne, solo acciacchi e delusioni. A 35 anni deve riguardars­i dagli spifferi come il panda dal singhiozzo nella foresta di bambù. Lo Squalo Vincenzo Nibali è uscito dal lungomare di Copacabana letteralme­nte a pezzi. Clavicola, doppia frattura. Non parlategli di Olimpiadi, potrebbe mordere. Nell’occhio del ciclone, tutto sembra più calmo. Abituati alla grande bellezza, vedere in azione la generazion­e di fenomeni è diventata ordinaria quotidiani­tà. È come fissare il sole, fino a quando gli occhi non mettono più a fuoco niente. Il tempo ci darà la giusta distanza. Intanto, sono ancora qui e già ci mancano. Mai, nell’arco di un decennio, si era vista in azione una concentraz­ione di fuoriclass­e olimpici così densa, da far perdere la testa. Coincidenz­e astrali fortunate, allineamen­to di pianeti che non si ripeterà. Cosa sarà dell’Olimpiade senza la classe di Federica, il velluto dei muscoli di Bolt, il bicipite di Serenona, i voli della Isinbayeva? Prepariamo­ci a uno sport più normale, quasi banale, disorienta­to e confuso. Alla ricerca del tempo perduto.

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