Corriere della Sera

Battaglia in mare contro l’Isis

I libici attaccano i jihadisti pronti a fuggire sui barconi. In azione droni e un sommergibi­le

- di Lorenzo Cremonesi

Una battaglia in mare davanti a Sirte. Per impedire ai jihadisti dell’Isis accerchiat­i di fuggire con i barconi che hanno nascosto sulle spiagge. «L’Isis possiede ancora il controllo del porto commercial­e. Quello più piccolo da pesca è nelle nostre mani — dice il comandante della Guardia costiera —. Sappiamo che hanno nascosti un paio di gommoni con potenti fuoribordo e alcune barchette di legno simili a quelle utilizzate dagli scafisti per portare i migranti in Italia». In Nigeria, intanto, appello video delle ragazze di Chibok rapite dai fondamenta­listi di Boko Haram: «Liberateci».

DAL NOSTRO INVIATO

Sull’Isis accerchiat­a da ieri si spara con intensità anche dal mare. Dal largo di Sirte una lancia lunga una ventina di metri ha tirato ieri a partire da mezzogiorn­o e per tutto il pomeriggio verso la linea di palazzi che domina la costa. Una dimensione navale questa della guerra contro la roccaforte del Califfato in Libia di cui sino ad ora si è parlato sottovoce. «Pochi la conoscono. Eppure, la guerra dal mare è importante e lo sarà sempre di più nei prossimi giorni con lo stringersi dell’assedio negli ultimi quartieri dell’Isis sulla costa. Sono i numeri uno, due e tre. Da qui i jihadisti braccati potrebbero tentare l’ultima sortita fuggendo verso le barche che nascondono presso le spiagge, vi hanno già provato nel recente passato», ci dice il 48enne colonnello Reda Essa, comandante del settore centrale della Guardia Costiera.

Siamo arrivati ieri pomeriggio al porticciol­o di Bukharia, in realtà un molo primitivo presso la grande centrale elettrica dei tempi di Gheddafi, che dalla costa di dune sabbiose domina con il suo profilo massiccio e alto i quartieri occidental­i della città. «Qui la nostra lancia viene a fare rifornimen­to: carburante per almeno 48 ore e cibo per la ventina di marinai lontananza. La lancia bordeggia a circa cinque miglia dalla costa. Ogni tanto si avvicina a poche centinaia di metri e spara con i cannoncini di bordo, le mitragliat­rici pesanti e i missili Grad. Più colpito è il quartiere numero due, il meglio costruito, con le palazzine di tre o quattro piani di cemento grezsità, zo. Non a caso qui si nascose Gheddafi con i suoi fedelissim­i prima di venire linciato quella tragica mattina di cinque anni fa. Da terra le brigate stringono la tenaglia dell’attacco. È un’offensiva pianificat­a. Nel cielo volano i droni e caccia americani. Ogni tanto tirano un missile. Sono esplosioni a bassa inten- molto mirate. I morti tra gli assedianti da ieri mattina erano sei, 55 i feriti. Sconosciut­e le perdite tra gli assediati. «L’Isis possiede ancora il controllo del porto commercial­e. Quello più piccolo da pesca è nelle nostre mani. Sappiamo che hanno nascosti un paio di gommoni con potenti fuoribordo e alcune Area liberata negli ultimi giorni Area dove resistono i jihadisti dell’Isis SIRTE Misurata barchette di legno simili a quelle utilizzate dagli scafisti per portare i migranti in Italia. Un pescherecc­io più grande è ormeggiato ben visibile. Ma sappiamo che ha il motore diesel fuori uso. I jihadisti hanno provato a ripararlo più volte. Ma i nostri droni li sorveglian­o, non appena salgono a bordo, spariamo», dice ancora Reda. È una sfida del gatto col topo, combattuta con pazienza in questa lunga guerra a bassa intensità. Sino ad un mese fa l’Isis teneva posizionat­i un paio di tank, oltre ad alcuni cannoncini e bazooka lungo la spiaggia. La lancia delle milizie di Misurata era costretta a navigare lontano. «Loro avevano un raggio di tiro sui 10 chilometri. Le nostre barche bordeggiav­ano a oltre 15. Poi noi, con gli americani, abbiamo distrutto i tank e adesso possiamo andare molto più vicini», aggiunge. Almeno tre volte i jihadisti hanno inoltre tentato sortite notturne. Pare siano state respinte. E tuttavia i leader delle milizie ammettono apertament­e che centinaia, se non migliaia, di jihadisti sono scappati dalla sacca. Non è escluso che la prima parte della loro fuga sia stata via mare. «Potrebbero provare a fingersi migranti, rasentare la costa e unirsi al traffico verso l’Italia

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy