La generazione degli amori precari
L’assenza di lavoro per i giovani rende instabili anche i rapporti. «Siamo freelance emotivi»
Il precariato rende instabili le relazioni affettive? Il lavoro a progetto rende velleitario qualsiasi progetto di famiglia? Se il mercato del lavoro e gli indici occupazionali indicano che il lavoro atipico è letteralmente esploso, allo stesso tempo l’amore è diventato più liquido e meno stabile. Tutti lavoratori autonomi, tutti amanti part-time. È il sexual freelancing. Succede negli Usa e succede anche da noi.
È sera, mancano una manciata di minuti alle sette. A farti compagnia, un calice di bianco. Assieme a lei, la stilista conosciuta qualche sera fa, ma rincorsa già da un paio di mesi. Squilla il telefono: è il capo dello stimato studio grafico in centro. Le trattative si trascinano da settimane, in ballo la prestigiosa collaborazione coltivata per mesi. L’appuntamento sarebbe per domani. Ma per far approvare il progetto serve subito la firma. Il margine diventa nullo. Via alle scuse di rito, seguono le rassicurazioni sul prossimo appuntamento. Il precariato rende instabili le relazioni affettive? Il lavoro a progetto rende velleitario qualsiasi progetto di famiglia?
«La disoccupazione e la precarietà lavorativa possono rendere instabili anche le relazioni affettive. Il lavoro non finisce più ad un’ora precisa e non si può perdere tempo con relazioni dall’esito incerto. Nell’era della flessibilità, siamo anche precari emotivi», dice Gabriella Seghenzi, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa a Roma. Del resto, il mantra del lavoro nel 21esimo secolo è uno solo: flessibilità. Bisogna essere flessibili a 50 anni, quando ricollocarsi nel lavoro può essere un’impresa. E immancabilmente devono essere flessibili i giovani. «Davvero vi sorprende che questi valori stiano rimodellando anche il modo in cui ci approcciamo all’amore e al sesso?», si è chiesta Moira Wiegel sul New York Times. D’altra parte, imporsi di scindere il lavoro dalla sfera affettiva è un po’ come illudersi di riuscire a spuntarla su Venditti, distinguendo sesso e amore.
Secondo il governo degli Stati Uniti, il 40% della forza lavoro americana è costituita da lavoratori atipici. C’è chi firma un contratto per qualche mese, chi scade di anno in anno, chi lavora a chiamata, chi decide quando e se lavorare. È il caso degli autisti di Uber, la piattaforma che ha fatto infuriare i tassisti di tutto il mondo. Pur di non arrivare a sentenza, e rischiare di assumere 385 mila autisti, la società ha accettato di sborsare 100 milioni di dollari, per chiudere due cause collettive in California e Massachusetts.
«Spesso si approfitta delle persone che hanno poco lavoro. In studio ascolto pazienti lamentarsi dei loro datori di lavoro, che si arrabbiano se non restano a lavorare fino alle dieci di sera. Come si fa, in queste condizioni, a costruire una relazione?», ragiona Marco Rossi, psichiatra e sessuologo a Milano. Al solito, i dati possono aiutare. Secondo un sondaggio condotto da Gallup, negli Stati Uniti la settimana lavorativa da 40 ore semplicemente non esiste più. Mentre i francesi scendono in piazza, alzando le barricate per difendere le 35 ore a settimana, gli americani lavorano in media 47 ore a settimana. A voler essere precisi, il 21% confessa di arrivare anche a 59 ore settimanali e il 18% va oltre le 60 ore. Lavorando 10 ore al giorno, si può pretendere da se stessi di non arrivare stremati ad un appuntamento?
Se da un lato il mercato del lavoro e gli indici occupazionali testimoniano come il lavoro atipico sia letteralmente esploso, dall’altro l’amore è diventato più liquido e meno stabile. Tutti lavoratori autonomi, tutti amanti part-time. È il sexual freelancing, la gig economy del lavoro a chiamata che invade la vita privata, trasformando la stabilità in precarietà, anche nelle relazioni affettive. «La possibilità di lavorare si costituisce come la base imprescindibile dell’autostima. La precarietà del lavoro genera un senso diffuso di insicurezza e di insta-
bilità, ma rallenta anche il processo di costruzione e consolidamento della propria identità adulta. E certamente può ripercuotersi sulle scelte relazionali — ragiona Adriano Legacci, titolare dello studio PagineBlu Psicologi Psicoterapeuti di Padova —. Mancata affermazione nel campo del lavoro e insicurezza economica possono generare un forte calo dell’autostima nel campo sentimentale e sessuale. E i giovani adulti tendono a procrastinare l’assunzione di responsabilità, che deriva dalla creazione di una relazione stabile».
E dire che, invece, avrebbero una gran voglia di sposarsi, questi giovani. Di andare oltre un paio di aperitivi in centro, superando finanche la fase delle scorpacciate di serie tv sul divano. Secondo uno studio del Pew Research Center, il 53% degli americani che non sono mai convolati a nozze dichiara che gli piacerebbe provare l’esperienza nel futuro. Se restringiamo il campo ai giovani sotto i 30 anni che non sono mai stati sposati, due su tre affermano di vedere di buon occhio il vincolo matrimoniale. Più sono giovani, più sorridono al matrimonio. La costante, però, resta ancora una volta il fattore economico. Alla domanda su quanto abbia contato l’occupazione del partner al momento della scelta di salire sull’altare, il 63% degli sposati ha risposto di considerare il posto fisso molto importante nell’accettare o formulare una proposta di matrimonio. Gli esegeti di Checco Zalone possono festeggiare: nel Paese reale ci si sposa solo se il partner è «sistemato».
«Il fattore economico e lavorativo è importante ai fini della stabilità di una coppia, in particolare per i maschi. Nella società contemporanea, l’uomo ha perso molte sicurezze e certezze di fronte alla donna, che ha progressivamente conquistato potere e autonomia. Un lavoro instabile, la presenza di difficoltà economiche, lo stipendio di un marito che è inferiore a quello della moglie, sono il denominatore comune di molte coppie che giungono in consultazione per crisi relazionali o matrimoniali», sembra confermare il dottor Adriano Legacci. Ma è dato in natura un escamotage per restare precari e salvare una relazione? Un modo, insomma, per provare a sposare le rinnovate esigenze del mercato del lavoro, con il coronamento di una vita di coppia felice. Senza mettere a rischio, eventualmente, la tanto vituperata instabilità lavorativa.
«Per provare a sopravvivere in un mondo del lavoro precario, e avere delle relazioni, è importante cercare di stare nel qui e ora. Lasciandosi andare subito a se stessi e all’altro», consiglia Gabriella Seghenzi. «Il primo consiglio è di cercarci un partner che non sia precario come noi», suggerisce invece Marco Rossi. «È necessario evitare di perdere la fiducia in se stessi nella maniera più assoluta. E trovare ogni fonte alternativa di autostima, rispetto al lavoro a singhiozzo», spiega Adriano Legacci. Non sembra semplice riuscire a trovare un equilibrio tra le posizioni. D’altronde, da che mondo è mondo, non lo è neanche trovare la persona giusta, né firmare un contratto di lavoro vero. Nell’attesa, rispondere allo stimato studio grafico e fissare un altro appuntamento davanti a un bianco, forse, potrebbero essere entrambe buone soluzioni.