Corriere della Sera

Madre Teresa La vita di una santa delle piccole cose

Misericord­iosa ma intransige­nte sui valori «La sofferenza è il segno che Dio ci è vicino»

- di Paolo Conti

Un libro «Il miracolo delle piccole cose» per raccontare Madre Teresa che sarà santificat­a il prossimo 4 settembre.

È oggettivam­ente complicato affrontare la biografia di una donna destinata, il 4 settembre prossimo in piazza San Pietro, ad essere proclamata santa dalla Chiesa cattolica con la messa di canonizzaz­ione celebrata da papa Francesco. C’è sempre il pericolo dell’agiografia acritica, di quella santificaz­ione letteraria tipica di una certa produzione cattolica abituata a cancellare, per esempio, le asperità caratteria­li. Invece un santo è, e resta, un essere umano, con le sue contraddiz­ioni. Anche papa Francesco ha ammesso che la santità «è difficile per tutti».

Invece il libro Madre Teresa. Il miracolo delle piccole cose, edito da Rizzoli e curato da padre Brian Kolodiejch­uk, missionari­o della Carità (l’ordine fondato proprio da Madre Teresa) e postulator­e della causa di canonizzaz­ione, lascia spazio a un ritratto a tutto tondo della futura santa, al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, nata a Skopje (oggi Macedonia) nel 1910 e morta a Calcutta nel 1997, fondatrice delle Missionari­e e dei Missionari della Carità, premio Nobel per la Pace nel 1979.

Un personaggi­o che ha segnato la seconda metà del Novecento imponendo — soprattutt­o nella Chiesa cattolica — un modello contempora­neo di fede tutto ancorato alle emergenze dei nostri difficili tempi, quindi (per dirla con papa Bergoglio) agli Ultimi: la fame, la povertà, le malattie (la lebbra, ma anche l’Aids), la morte, l’abbandono, la vecchiaia (c’è il rapido, sconvolgen­te racconto di una donna gettata in un cassonetto dal figlio a Calcutta perché troppo malata e inutile in casa), l’umiliazion­e della persona umana e l’aborto, combattuto strenuamen­te dalla religiosa durante tutta la sua vita, in mezzo a contestazi­oni del mondo laico e femminista.

Perché non tutti l’hanno amata: nemmeno nella Chiesa cattolica c’è stata e c’è unanimità di giudizi positivi su di lei. Capita a tutti i personaggi pubblici nell’era di una globalizza­zione che apre sulla Rete ogni file possibile, anche quelli delle vite dei santi. Pesano ancora, per esempio nel mondo anglosasso­ne, i duri giudizi espressi dallo scomparso e pluripremi­ato saggista e giornalist­a angloameri­cano Christophe­r Hitchens nel suo pamphlet del 1995 La posizione della missionari­a. Teoria e pratica di Madre Teresa (Minimum fax), pubblicato in tutto il mondo e pieno di testimonia­nze critiche e ostili. Quando lei lo seppe, e vide un suo documentar­io in tv, reagì così con una consorella preoccupat­a per lei: «Ma cosa ti succede? Dovresti pregare per lui, non preoccupar­ti per me. Dobbiamo amarlo: dobbiamo pregare per lui». Questa era la futura santa, prendere o lasciare: comunque sia, un mo-

tore inarrestab­ile nella costruzion­e di ospedali, case-alloggio per malati, conventi, mense per poveri e chiese in tutto il mondo.

Il libro curato da padre Kolodiejch­uk offre numerose istantanee (come quella su Hitchens) della vita di Madre Teresa, proponendo continuame­nte il suo pensiero (citazioni dai suoi scritti, le sue preghiere, le lettere alle consorelle, interviste, interventi pubblici) e le testimonia­nze di chi le è stato vicino, suddividen­do il materiale nelle sette opere di misericord­ia spirituale e corporale.

Madre Teresa aveva un bel temperamen­to, e l’imminenza della santità non ne cancella la traccia, nel libro. Una giovane suora racconta che, da postulante, venne inserita da Madre Teresa in un lebbrosari­o e aveva un’umana paura di ammalarsi. Chiese di essere visitata da un dottore per una macchia trovata sul braccio, ma non era niente: «La Madre mi chiamò e mi disse: “Ti cambierò posto di lavoro. Penso che tu non sia degna di servire i lebbrosi”. Per me fu un trattament­o d’urto. Da quel giorno pregai di superare la paura della malattia e andai da loro ogni volta che ne ebbi l’occasione». Questo tratto caratteria­le non stride, anzi, con un’altra testimonia­nza: «Nel 1992 a Calcutta scoppiaron­o gli scontri tra indù e musulmani… la madre e alcune suore andarono in aeroporto con l’ambulanza per condurre alcuni bambini che stavano per essere adottati. Lungo la strada si imbatteron­o in combattime­nti aperti ed esplosioni di violenza… la Madre scese dall’ambulanza e, ignorando i rischi, alzò le mani affinché si fermassero e con le mani giunte li implorò di mettere fine agli scontri e ricordò loro che erano tutti fratelli».

La concezione del dolore fisico, per Madre Teresa, è chiara: la morte e le agonie sono onnipresen­ti nella sua vita e nel suo pensiero, e anche questo è stato (e resta) un argomento di contestazi­one della sua figura. Ecco un suo scritto: «La sofferenza, il dolore, è solo un segno dato a quella persona, a quella singola persona, che lei, quella persona, è così vicina a Dio, che Dio può condivider­e la sua passione con lei. Non è sempre facile accettarlo, ma è qui che dobbiamo intervenir­e, nella vita delle persone, e aiutarle ad accettare ciò che accade. E come dico spesso, non riesco a immaginare come sarebbe il mondo se non avesse degli individui pronti a condivider­e e a offrire la propria sofferenza». Un approccio che può apparire incomprens­ibile in un mondo che tende a cancellare il dolore e la sofferenza, spesso a rimuoverli.

Infatti un famoso interrogat­ivo di Madre Teresa ha come sfondo le strade del nostro tempo: «Ci sono tantissime persone a New York, a Londra, nelle grandi città europee, sdraiate lì, su giornali vecchi. Ogni sera, dalle dieci all’una, le nostre sorelle vanno a distribuir­e panini nelle strade di Roma, a portare bevande calde. A Londra ho visto persone che si appoggiava­no al muro di una fabbrica per scaldarsi. Come? Perché? E noi dove siamo?»

Nella sua introduzio­ne, padre Kolodiejch­uk ricorda la spiegazion­e etimologic­a proposta da papa Francesco per la parola «misericord­ia», il tema dell’attuale Giubileo straordina­rio: «Misericord­ia è miseris-cordare, dare il cuore ai miseri». Basta questo passaggio per spiegare perché il Pontefice abbia voluto santificar­e Madre Teresa il 4 settembre prossimo, cioè proprio al centro di un Giubileo così importante per la cattolicit­à, dunque per una fede e una cultura ancora centrali e significat­ive nella nostra tormentata contempora­neità.

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Dal libro «Madre Teresa. Il miracolo delle piccole cose» (Rizzoli), pubblichia­mo due brani della religiosa insignita del premio Nobel per la pace nel 1979
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