Corriere della Sera

Testa: «I profughi a Capalbio? Non vengano a bighellona­re»

Il manager ed ex deputato di Pci e Pds: capisco chi esprime perplessit­à, devono farli lavorare

- Marco Gasperetti

Viviana, 20 anni, ha un animo altruista e già si immagina al lavoro nel campo dei soccorsi, per esempio per la Croce Rossa. Simone, 27 anni, ha invece un’indole più artistica e sogna un futuro nel cinema o nella tv. In comune hanno una convinzion­e: saper pilotare un drone li aiuterà a trovare più facilmente un’occupazion­e.

Per questo stamattina si ritrovano qui a Busano, nella campagna del Canavese, allievi del primo centro di addestrame­nto autorizzat­o una settimana fa dall’Enac (che ha dato il via libera anche ad altre tre scuole, a Roma, Bologna e Varese). Dal primo luglio, infatti, chiunque voglia far volare quegli aggeggi che in pochi anni hanno aperto nuovi orizzonti ad architetti e agricoltor­i, fotografi di matrimoni e turisti a caccia di prospettiv­e insolite, ha bisogno di un «patentino». L’allievo Simone ne è consapevol­e: «Bisogna conoscere bene le regole dell’aria. E dopo voglio fare anche un corso sulle tecniche di ripresa». Ci crede talmente che ha aperto un blog (infodrones@it) dove dispensa consigli e condivide quello che sta imparando su un settore che si evolve a ritmi vertiginos­i.

Difficile dire quanti droni, tecnicamen­te Apr (aeromobili a pilotaggio remoto), circolano già in Italia, sicurament­e decine di migliaia. «Un mercato esploso in poco tempo e troppo a lungo sottovalut­ato — osserva Michela Musoni, che è la direttrice della scuola,

Sostengono gli amici che a Chicco Testa, manager, già presidente di Assoelettr­ica, un passato da ambientali­sta d’assalto e deputato di Pci e Pds, gli ipocriti siano sempre andati di traverso. E lui, sul caso dei profughi a Capalbio, non si smentisce.

«Il mio pensiero? Sì all’arrivo dei 50 migranti in paese se lavorano, no alla loro presenza se devono stare a bighellona­re tutto il giorno», spiega Testa. Che subito dopo precisa: «Non è ovviamente una consideraz­ione razzistica, io la penso più o meno come Claudio Petrucciol­i ma con la differenza, se pur sostanzial­e, di dare

Viviana Giacoma Rosa, 20 anni, e Simone Tota, 27, sono allievi del primo centro di addestrame­nto droni autorizzat­i un’occupazion­e a questi ragazzi. Che magari hanno anche abilità particolar­i, sono bravi in alcuni mestieri. La discrimina­nte è il lavoro. E capisco chi, a Capalbio, esprime perplessit­à nell’accogliere gente che magari sta a soggiornar­e senza riuscire a fare niente».

Chicco Testa, lei è un capalbiese atipico, ma pur sempre capalbiese doc...

«Ho una casa a Manciano ma frequento Capalbio, spiaggia e borgo, da sempre. Ho molti amici, sto bene con loro, amo il mare, mi piace molto il fascino del centro storico, che ritrovo anche a Manciano».

Da buon imprendito­re vuole tutti i profughi al lavoro?

«Certo, perché è l’unico modo per sperare in una vera integrazio­ne. Se queste persone stanno tutto il giorno con le mani in mano si crea un ghetto, saranno isolati. Con il lavoro tutto cambia. Ci sono due splendidi esempi a Capalbio e Manciano di comunità di rumeni che hanno fatto grandi cose. Per esempio una delle migliori pasticceri­e della Maremma che tutti invidiano».

Ma lo status da rifugiati non prevede l’obbligo del lavoro...

«Sciocca burocrazia. Io propongo che dell’arrivo nel borgo dei cinquanta migranti si faccia carico il sindaco, ma non solo per trovare loro un alloggio, ma per farli diventare utili. Si parla tanto di dissesto idrogeolog­ico. Bene, s’impieghino

La distanza massima tra radiocoman­do e drone è di 300-500 metri. L’altitudine massima è di circa mille metri Al mare Chicco Testa sui lettini dello stabilimen­to «Ultima spiaggia» a Capalbio i migranti per migliorare i punti critici che probabilme­nte esistono anche a Capalbio. E se qualcuno ha già delle abilità le si valorizzi. E poi facciamo le cose in modo trasparent­e, senza troppa pubblicità».

Non è razzismo, ma se restano con le mani in mano si crea un ghetto

Vuole spiegare meglio il concetto?

«Siamo campioni nel farci male. A forza di gridare “aiuto arrivano i profughi” si rischia di danneggiar­e il paese, che ha una vocazione turistica innegabile e che ovviamente conta. Dunque fateli arrivare e lavorare. Punto».

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