IL NUOVO VOLTO CITTADINO
Il mese d’agosto Dino Buzzati lo passava a Milano, a lavorare al «Corriere della Sera». Preferiva prendere le ferie a settembre, quando se ne andava nella villa di famiglia di San Pellegrino, poco fuori Belluno, a godere (e scalare) le «sue» Dolomiti. Perché all’autore del «Deserto dei Tartari» Milano piaceva ad agosto: gli piaceva «calda, quando è immersa nell’afa e lentamente fuma» e «sembra una nave immensa che dondola e beccheggia nella fermentazione della calura»; gli piaceva perché trasmette a chi rimane la soddisfazione di «sentirsi martiri»; perché finalmente tra le sue vie «si respira una boccata di aria pura, una pausa di beato silenzio». Perché ad agosto Milano è «cento volte più lei». Vuota, silenziosa, attraversata solo dal canto degli uccellini, che neanche nei boschi di montagna. Ora da molto tempo, Milano ad agosto non è più così. Negozi aperti (anche il 15), farmacie aperte, ristoranti aperti; folla in Duomo, nei musei, ai concerti. Se non proprio come a ottobre o febbraio, quasi. Tanto che persino i marziani non la sceglierebbero più come luogo di villeggiatura. si può più neppure fare peccati. Anche le chiese cominciano a dichiarare forfait. Chiusa per ferie, chiusa fino al 19. In ferie anche Dio? Per lo meno questo è il caso del tempio di San Giuseppe, in via Verdi. Qualcuno per curiosità faceva i conti controllando le statistiche dei treni, delle autostrade eccetera. Su una popolazione di circa un milione e settecentomila, almeno due milioni e mezzo di abitanti risultavano partiti per le montagne e i mari. E allora chi era rimasto? Difficile a dire. Di quando in quando si vedeva passare un’automobile, di quando in quando ci si imbatteva in un passante. Per lo più tipi mai vi-