Corriere della Sera

Chi sperimenta l’amore non cede all’angoscia

- Di Madre Teresa di Calcutta

Abbiamo aperto una casa a New York per i malati di Aids e queste persone sono gli indesidera­ti di oggi. Ma quale enorme cambiament­o si è verificato nella loro vita grazie a quelle poche suore, perché si prendono cura di loro, perché hanno dato loro una casa, una casa d’amore, un dono d’amore; il fatto di essere desiderati, di essere qualcuno per qualcuno, ha cambiato la loro esistenza così radicalmen­te che muoiono della morte più bella. Nessuno di loro è morto angosciato. L’altro giorno una suora mi ha detto che uno di questi ragazzi (sono tutti giovani) (…) era in fin di vita e non riusciva a morire, così gli ha domandato: «Che cosa c’è? Stai lottando con la morte, che cosa ti succede?». E lui ha risposto: «Sorella, non posso morire finché non chiedo perdono a mio padre». Così la suora è andata a cercare dove viveva il padre e l’ha portato da lui. Ed (è accaduto) qualcosa di assolutame­nte straordina­rio. Un Vangelo vivente, il padre che abbraccia il figlio: «Figlio mio, mio diletto». Il figlio che supplica il padre: «Perdonami, perdonami». E i due che si stringono con amore e tenerezza. Dopo due ore il ragazzo è morto. Vedete cosa può fare l’amore. L’amore del padre, l’amore del figlio. Così questa è (una ragione) per aprire il nostro cuore a Dio, perché tutti, ciascuno di noi, siamo stati quell’uomo sulla strada, quella persona laggiù, questa, quest’altra. Tutti siamo stati creati per cose più grandi, per amare ed essere amati. E se nel mondo di oggi (vediamo) così tanta sofferenza, così tanti omicidi, così tanto dolore, è (perché le persone) hanno perso la gioia di amare Dio nei loro cuori. E poiché questo amore è svanito, non riescono a condivider­lo con gli altri.

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