POVERA ZIKA PIÙ RARA DI UN ORO DEL LESOTHO
Più rare di un oro del Lesotho, di una gara di scherma che finisce senza polemiche contro le giurie, di una navetta che rispetta l’orario di partenza. A Rio non si è vista neanche una zanzara, portatrice di zika che fosse o meno. In Brasile è inverno, per un paio di giorni ha pure piovuto e le temperature si sono abbassate, così la protagonista della vigilia è comparsa solo allo stadio del calcio dove giocava la Nazionale Usa femminile, evocata nelle urla dei tifosi brasiliani che schernivano il portiere Hope Solo. La star americana aveva infatti postato una foto prima di partire di lei sotto una zanzariera, non attirandosi la simpatia generale. Ma la povera Hope (che adesso può già tornare a casa, è andata a ingrossare le fila dei favoriti che hanno deluso) non è colpevole: ha semplicemente seguito i report dei medici americani e persino quelli dell’Oms decisamente allarmistici. Tanto che nei market olimpici ci sono interi reparti dedicati ai repellenti. Però ora sarebbe bello chiedere a Tomas (Berdych, numero 8 Atp), o a Milos (Raonic, finalista a Wimbledon), o ai fratelli Bob e Mike (Bryan, campioni del doppio a Londra), o a uno qualsiasi dei 20 golfisti, da Jason Day, il numero 1, in giù, se non sono pentiti; se hanno qualche rimpianto mentre in tv passano le immagini di Rio e loro sono seduti sul divano di casa o, più probabilmente, ad affinare la preparazione per qualche torneo più interessante (dal loro punto di vista). Che per loro la zika fosse l’alibi perfetto per non presentarsi all’appuntamento coi Giochi è apparso abbastanza chiaro da subito, peccato che ora quel che resta dell’alibi sia spiaccicato da mesi su qualche muro.