Il volley sulla macchina del tempo: è grande Italia Battuto il Brasile dove iniziò l’epopea di Velasco. Azzurri senza limiti: «Il segreto è l’umiltà»
storica medaglia d’oro iridata.
Quella di oggi è invece l’Italia del torinese Gianlorenzo «Chicco» Blengini, che con pragmatismo sabaudo (capisaldi della filosofia: fare un passo alla volta, non allarghiamoci troppo) sta macinando un torneo olimpico da sogno. Blengini aveva intravisto tutto in una World League interpretata dall’esterno in modo superficiale, senza valorizzare in modo corretto l’importanza della qualificazione alla fase finale e dando, al contrario, molto peso alle sconfitte che avevano impedito di andare oltre il quarto posto. Quell’Italia, però, era ancora un cantiere aperto: ingiudicabile per definizione. Ma tra il Brasile di Cracovia e di un 3-0 doloroso e quello rimontato e soggiogato in una notte da incubo per i «maestri», c’è una bella differenza. «Avevano tanta pressione addosso, forse troppa» dice Pippo Lanza, una delle tre bocche da fuoco (la seconda è Ivan Zaytsev, la terza è Osmany Juantorena) che hanno scaricato 49 punti addosso a un avversario che a un certo punto si è ritrovato inciucchito.
L’Italia non ha chiuso il primo set pur dal vantaggio di 2321. Ma ha reagito nel secondo, ha vinto la battaglia dei nervi del terzo e nel quarto ha usato la modalità dominio. «Sì, è davvero tanta roba — dice Zaytsev —: emotivamente l’abbiamo vissuta a palla». La bella sensazione che lascia l’Italia si lega all’immagine di un gruppo che si diverte e sta bene assieme e che sul piano tecnico sta sviluppando una vera forza collettiva. Lanza: «Il segreto è l’umiltà». Zaytsev: «Non sottovalutiamo nessuno e rispettiamo tutti, tenendo i piedi per terra. Ma questa Italia c’è e vuole andare fino in fondo».
Per coltivare la giusta mentalità è escluso che oggi si affronterà il Canada senza il giusto piglio, magari per combinare uno scherzo ai brasiliani che, medaglie olimpiche per l’Italia nella pallavolo maschile dall’84 al 2012: due argenti (Atlanta ‘96, Atene 2004), tre bronzi (Los Angeles, Sidney e Londra) perdessero contro la Francia affamata di punti e pure a rischio, potrebbero uscire. I «biscotti» non rientrano nel nostro stile e poi, si sa, spesso sono dei boomerang. Barra al centro e motori al massimo, dunque. L’ostacolo vero è il quarto di finale secco. «Riflettevo che ancora non abbiamo combinato nulla — conclude Zaytsev —. L’incubo è di fare la stessa fine degli Usa a Londra, imbattuti nel girone e poi mandati a casa da noi». Si prospetta l’Iran, per quella sfida: tignoso e tenace. In una parola, pericoloso.