Corriere della Sera

Le ragazze d’acciaio del Setterosa

- di Alessandro Pasini

In finale. A cercare l’oro. Come quello raggiunto nel 2004. Il Setterosa che non tradisce. Le ragazze della pallanuoto anche contro la Russia hanno fatto vedere chi sono. E possono pure andare sotto di due gol ma sono capaci di risorgere.

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Sono tipe speciali, non si perdono in sogni, hanno progetti terreni e idee molto chiare. Quando escono dalla vasca dopo avere steso in semifinale la Russia 12-9 e conquistat­o, minimo, la medaglia d’argento, sono già proiettate alla prossima tappa del viaggio, la finale domani con gli Stati Uniti. Sorrisi pochi, dunque. Solo grinta, autostima, nervi e antenne ancora accesi per non smorzare la tensione. Fosse per loro tornerebbe­ro in acqua subito per sistemare qui la faccenda. Il portiere Giulia Gorlero, come sempre la più diretta, lo spiega bene: «Siamo forti, forse le più forti, e adesso io voglio l’oro. Se viene bene. Se non viene, sappiamo che abbiamo dato tutto il cuore comunque». È questo il manifesto su cui il Setterosa sta costruendo una delle più grandi imprese della pallanuoto italiana. Ormai infatti siamo nei dintorni della mitica Nazionale che vinse l’oro ad Atene nel 2004. Pierluigi Formiconi in panchina, Giusi Malato a far gol, intorno a lei un gruppo straordina­rio (e allora si diceva irripetibi­le), quel Setterosa vinse la finale con la Grecia nella casa del diavolo e definì il metro di confronto della gloria. Adesso, dodici anni dopo, e dopo il sesto posto di Pechino e il settimo di Londra, eccoci a parlare di possibile remake. Senza perdersi nei confronti, con la forza dei risultati: «Ora c’è solo questa squadra, pensate solo a lei — dice Tania Di Mario, magnifica 37enne che ad Atene c’era già —. Queste ragazze, con me che sono fiera di essere la loro capitana, hanno scritto un’altra pagina di storia. E allora non pensate a quello che c’è stato, ma a quello che c’è».

E quello che c’è è un piacere guardarlo. Ieri l’Italia ha gestito con classe e lucidità una partita scivolosa per vari motivi: era una semifinale; aveva già battuto facilmente la Russia 10-5 nel girone; dopo appena 1’46” era sotto 2-0. È stato il pressure-test decisivo: «Il problema era che dopo 4 vittorie su 4 ci davano tutti per favoriti — ha raccontato il c.t. Fabio Conti —. Normalment­e a questo punto dei tornei siamo outsider e questo poteva essere il pericolo. La doccia gelata iniziale poteva tagliarci le gambe... Invece le ragazze sono state straordina­rie». E alla fine il 44enne ex pallanotis­ta romano, sulla panchina azzurra dal 2010, ha potuto confessare che dentro di sé non aveva dubbi: «Mia moglie, che sta a San Pietroburg­o, aveva i biglietti per il teatro proprio in concomitan­za con il match. Le ho detto vai tranquilla... Ti dico il risultato dopo».

I momenti da ricordare sono tanti: il super parziale 4-0 per andare sul 4-2; l’uno-due feroce Garibotti-Radicchi in 46” per riallungar­e a 6-4 dopo il 4-4; il terzo tempo regale con una palombella da pittrice di Garibotti e una stecca prepotente da fuori di Di Mario per l’8-4; il quarto tempo delle botte—e-risposte con le russe che un paio di volte sono tornate a meno 2: lì prima ci ha pensato Garibotti e poi Bianconi con il suo secondo rigore. In comune questi episodi hanno la lucidità e la freddezza nel dire alle avversarie di stare al loro posto. Una solidità mentale cui non è estraneo il lavoro con la psicologa Flavia Sferragatt­a, ringraziat­a da tutte dopo il match: «Ci ha cambiate».

E poi, come si sarà capito da tutti quei gol, la ragazza copertina è stata Arianna Garibotti, 26enne genovese appena passata dal Messina al Catania. Oltre alle cinque reti personali — frutto pure dell’abilità nel pizzicare un portiere russo pasticcion­a e spesso fuori posto — è sempre stata un attimo avanti al match, come se lo avesse già visto prima. «La sua bravura la conosciamo — ha detto di lei Conti — ma forse la presenza medaglia olimpica per il Setterosa su tre partecipaz­ioni: l’oro del 2004. La pallanuoto femminile è sbarcata ai Giochi di recente, a Sydney 2000 del fidanzato qui la sta rendendo ancora più forte...». Arianna è la più timida di tutte, non parla mai ai giornalist­i, riempie con i fatti i suoi vuoti pubblici: chi l’ha detto che è un male, se i risultati sono questi? Adesso resta solo la finale. Gorlero ha dettato la linea. Conti non può che allinearsi: «Aspettiamo a festeggiar­e». Dopo i bronzi ai Mondiali 2015 e all’Europeo 2016, il c.t. spera che il tempo della grande raccolta sia arrivato: «Da tempo mi ripeto: torneo perfetto, torneo perfetto, torneo perfetto. Noi siamo alla ricerca del torneo perfetto. Che non sia questo?». La chiusura di un cerchio, anzi cinque.

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