Corriere della Sera

Il sindaco di Capalbio: «Qui serve tutto dal giardinagg­io alla pulizia in paese»

- Marco Gasperetti

CAPALBIO E allora che cosa gli facciamo fare a questi ragazzi? «Con tutti i tagli alle casse del Comune che ci sono stati non c’è da scervellar­si troppo. Servono giardinier­i, gente che tenga puliti tombini e feritoie, ma anche che s’interessi di vitigni», spiega Luigi Bellumori ( foto a sinistra), sindaco pd di Capalbio e il volto, dopo giorni di stress per il caso profughi, d’improvviso s’illumina. Perché l’idea di lavorare «invece di bighellona­re tutto il giorno» (parole di Chicco Testa) piace molto al primo cittadino della «Piccola Atene». Anzi, secondo Bellumori potrebbe essere un cambio di paradigma nella filosofia «accogli-migrante» a volte un po’ ipocrita. Il motivo? «Penso a un mio concittadi­no che guarda uno di questi ragazzi riparare una rete piegata — continua il sindaco —, annaffiare i fiori e le piante dei giardini, spazzare qualche angolo sporco del paese, dare una mano alle dieci cantine che producono ottimo vino. Sono sicuro che smetterebb­e di guardare i profughi con sospetto e magari li ringrazier­ebbe». È il lavoro la chiave di volta? «Penso di sì, anche se serve gradualità e un cambio radicale di alcune normative che a volte ci umiliano — conclude Bellumori —. Per far attaccare un chiodo ci vogliono carte da bollo e permessi. Se cambia la burocrazia anche Capalbio diventerà più accoglient­e».

Gli italiani smetterebb­ero di guardare i profughi con sospetto

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