Corriere della Sera

La formazione nella fabbrica della Porsche

- di Federico Thoman

uando viveva a Damasco, Ammar (nella foto sopra) sognava di possedere una Porsche. La guerra civile in Siria l’ha costretto a fuggire e a trovare rifugio in Germania. Oggi, a 19 anni, Ammar sta studiando e facendo pratica per diventare operaio specializz­ato Porsche nello storico stabilimen­to di Zuffenhaus­en, periferia Nord di Stoccarda. Il giovane profugo siriano ha infatti concluso con successo il primo step del programma «anno di integrazio­ne» che la casa automobili­stica tedesca ha attivato lo scorso marzo. Tredici rifugiati hanno preso parte alla prima fase: giovani donne e uomini tra i 16 e i 38 anni provenient­i da Afghanista­n, Eritrea, Iraq, Iran, Pakistan e Siria. E undici di loro proseguira­nno con il percorso formativo. Ammar, per esempio, vuole specializz­arsi nella supervisio­ne meccatroni­ca, il cuore dell’automazion­e industrial­e nel processo produttivo. Il programma, a detta dei vertici dell’azienda ma anche dei sindacati, è stato «un vero successo». Le difficoltà principali sono state soprattutt­o di natura linguistic­a, ma il fatto di affiancare alle lezioni teoriche la pratica lavorativa guidata da «trainer» Porsche ha aiutato. In Germania si parla così di «modello Porsche» per l’integrazio­ne dei rifugiati nelle maggiori imprese tedesche.

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