Corriere della Sera

I corsi di lingua e il collocamen­to per migranti

- di Paola De Carolis

Provengono dalla Nigeria, dalla Siria, dall’Eritrea: donne che in comune hanno la lontananza da casa e la solitudine. Ogni venerdì si ritrovano a Southwark. Le più giovani imparano a cucire, ricamare e lavorare a maglia dalle più grandi. Dopo due ore di lavoro — i prodotti vengono venduti al pubblico — una tazza di té e lezioni di inglese. Non c’è solo il cucito. A Hackney le profughe imparano a fare il pane, mentre società come CrossRail, National Grid e l’NHS, il servizio sanitario, ingaggiano regolarmen­te rifugiati di ogni nazionalit­à: tanti avevano le qualifiche necessarie già nel loro Paese, altri le hanno ottenute in Gran Bretagna. Esistono agenzie di collocamen­to specializz­ate in profughi, come, ad esempio, la Transition­s che ha trovato lavoro per 47% dei suoi candidati. Il Refugee Council ha quello che definisce un approccio olistico all’integrazio­ne. Cinque i punti sui quali agisce simultanea­mente: la salute fisica e mentale del profugo, la documentaz­ione, l’abitazione, l’accesso a corsi di lingua e formazione, la stabilità economica. I corsi di inglese sono gratis. Gli adulti hanno diritto a due lezioni a settimana, i minori ogni giorno. Rispetto al lavoro un corso di 6 settimane insegna a formulare un curriculum, riempire moduli, valorizzar­e le proprie conoscenze e abilità, sostenere un colloquio.

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