Anche il governo francese si schiera: Valls: «Sì al divieto del burkini»
Cresce l’allarme in Italia: arrestato in Tunisia un «terrorista» pronto a imbarcarsi con altri clandestini
DALLA NOSTRA INVIATA
«Arcaico, e incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica»: il primo ministro Manuel Valls si schiera a occhi chiusi, senza guardare al loro colore politico, con i sindaci che multano e multeranno sui patri lidi le donne infagottate nel burkini, come viene definita la tenuta balneare islamica.
Tutto questo mentre cresce l’allarme terrorismo in Italia. Ieri è stato arrestato un «terrorista» tunisino pronto a salpare verso le nostre coste. La conferma è giunta dal ministero dell’Interno tunisino: tra i sei sul punto di partire clandestinamente dalle isole Kerkennah (a 120 km da Lampedusa) verso l’Italia, c’era anche un ricercato per terrorismo, classificato come «pericoloso» ed in possesso di documenti falsi.
In Francia, intanto il capo del governo è intervenuto dopo due settimane di polemiche a bassa tensione sulla liceità, e soprattutto sulla laicità, di un corpo femminile e presumibilmente musulmano, coperto dalla testa ai piedi sulla battigia, in mezzo a bikini e legittimi topless. Ma dopo la guerriglia scoppiata in una caletta a nord di Bastia, in Corsica, tra bagnanti corsi e bagnanti musulmani, forse provocati dalle foto che due turisti belgi stavano scattando alle donne velate dei secondi, il primo ministro ha deciso di intervenire, con un’intervista al quotidiano La Provence, scelto non a caso, visto che tutto è iniziato sulle vicine spiagge di Cannes. Il 28 luglio il sindaco David Lisnard (del partito conservatore Les Republicains) ha emesso un’ordinanza, valida fino al 31 agosto prossimo, con la quale si vieta l’accesso ai bagni a «chiunque non abbia una tenuta corretta, rispettosa dei buoni costumi e della laicità, nel rispetto delle regole d’igiene e sicurezza». Lionnel Luca (Les Republicains), sindaco di Villeneuve-Loubet, tra Cagnessur-Mer e Antibes, aveva seguito l’esempio, mentre al tribunale amministrativo di Nizza arrivavano i primi ricorsi (bocciati) e almeno una decina di comuni rivieraschi si sono allineati.
Già l’anno scorso, sulla Croisette, c’era stato qualche incidente per l’abbigliamento un po’ pesante di alcune donne che, ad occhi laici e repubblicani, ostentavano provocatoriamente la loro fede religiosa. Il sindaco di Cannes aveva cominciato, fin dal 2014, a proibire il burkini nelle piscine comunali per inconfutabili ragioni di igiene. Ma l’estensione dell’altolà in riva al mare ha creato malumore nella comunità musulmana che si è sentita presa di mira perché lo stesso trattamento non è riservato anche ai simboli di altre religioni, magari meno visibili.