Referendum contro la moschea vicina alla Torre di Pisa
Raccolte le firme. Il quesito è sulla variante urbanistica (per aggirare l’incostituzionalità)
Il numero di firme per chiedere e ottenere il referendum, 1.794 per l’esattezza, è già stato raggiunto, anche se i promotori di quello che diventerebbe la prima consultazione in Italia contro la costruzione di una moschea frenano più per scaramanzia che per convinzione: «La raccolta continua, è bene superare quota duemila per essere sicuri, ci potrebbero essere errori, ripetizioni...».
Il progetto del luogo di culto musulmano, con la variante urbanistica approvata dal Comune di Pisa a guida Pd, è quasi una realtà e nel quartiere di Porta a Lucca, la comunità islamica pisana è pronta all’evento. Salvo che il referendum, che potrebbe essere deciso a novembre, non dia un responso «politico» così forte da far decidere Palazzo Gambacorti (l’antica sede del Comune) a riconsiderarlo. I referendari, guidati da tre
«Questo della guerra sui simboli è un terreno nel quale mi è difficile capire fino in fondo la Francia. Preferisco non entrare nella logica della loro laicità, soprattutto quando arriva a giustificare il dileggio e a ridicolizzare in maniera volgare la sensibilità religiosa altrui: vedi le gratuite
«È stato un fatto mostruoso, peggiore di altri, ma non unico e non nuovo. Avevamo già visto il sangue in piazza San Pietro con l’attentato del 1981, l’anno prima l’arcivescovo Romero era stato ucciso durante la messa, nel 2006 don Andrea Santoro ha sparso il suo sangue mentre pregava in una chiesa a Trabzon, in Turchia. Stavolta per fortuna abbiamo avuto una buona reazione di condanna di quel gesto da parte di ambienti musulmani. Non ancora sufficiente, esponenti di Forza Italia, sono certi di avere la maggioranza. «Secondo un sondaggio commissionato a Renato Mannheimer il 57 per cento dei pisani è contrario alla moschea — spiega Gianluca Gambini, membro del Comitato #Nomoschea e consigliere provinciale Fi —. Non solo perché nascerebbe in un luogo sbagliato ad appena 400 metri in linea d’aria dalla Torre Pendente, ma perché sanno che le moschee sono luoghi a rischio radicalizzazione e non assorbono i piccoli centri islamici che sono nati in città». Dubbi anche sul finanziamento, 4,5 milioni, giudicato poco trasparente. Ad appoggiare il comitato è arrivato giorni fa anche Magdi Cristiano Allam. «Il Comune di Pisa ha venduto il terreno all’Ucoii (l’Unione delle comunità islamiche italiane ndr), che ideologicamente rappresenta i Fratelli Musulmani, un movimento radicale È difficile immaginare che una donna che entra in acqua stia per realizzare un attentato
Buonsenso
Necessità Imparare a vivere insieme vuol dire anche accettazione dei simboli di altre culture islamico – spiega Allam –. I finanziamenti arrivano da una fondazione del Qatar, la stessa che ha versato all’Ucoii 25 milioni di euro per costruire 33 moschee».
Il referendum è consultivo, dunque non ha nessun potere di cancellare decisioni già prese, ma ha un valenza politica rilevante. Il quesito, per non rischiare d’essere bocciato per incostituzionalità, non rammenta mai il nome moschea ma un progetto urbanistico. Il sindaco (Pd): i musulmani si riuniscono lì da vent’anni. Per i contrari, fondi poco trasparenti. Risultato solo consultivo ma darà un segnale «politico» Dunque, se si arriverà al voto, si voterà una sorta di quesito mascherato.
«Essendo improponibile perché discriminatorio quello sulla moschea si è puntato al quesito urbanistico — spiega il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi —. Un pasticcio, insomma, con il quale s’intenderebbe aggirare i tre articoli della Costituzione, 3, 8 e 19, che tutelano le libertà religiosa e di culto. E si andrebbe contro al diritto internazionale contro ogni discriminazione». Dal Comune fanno sapere poi che da oltre venti anni i musulmani pisani si riuniscono già in una piccola moschea in centro e nessun cittadino ha mai protestato. E che neppure un centesimo sarà speso dall’amministrazione per edificare la moschea.
Il «no» e il Comune