Corriere della Sera

«Per spingere l’economia il deficit deve salire oltre il 2%»

Il viceminist­ro Morando: contratti ? Impensabil­e trovare sette miliardi

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Il Pil aumenterà quest’anno e forse anche nel 2017 meno dell’1%. L’anno prossimo l’obiettivo di un deficit pari all’1,8% del Pil non sarà rispettato. È vero che l’Italia chiederà a Bruxelles di arrivare al 2,4%?

«Per poter fare una manovra espansiva, senza violare i vincoli europei, bisogna andare sopra il due per cento. Ma il problema non è tanto questo quanto accelerare le riforme».

Quali?

«Per esempio, quella del modello contrattua­le per redistribu­ire la produttivi­tà che si crea in azienda. Le parti sociali trovino finalmente un accordo e il governo, con la legge di Bilancio potrà mettere altri 500 milioni per finanziare la tassazione agevolata al 10% del salario di secondo livello. Dobbiamo insistere sulla riduzione della pressione fiscale su lavoro e impresa. Dopo gli 80 euro, bisogna tornare sull’Irpef, intervenen­do sulle aliquote. In alternativ­a si possono fiscalizza­re quote dei contributi previdenzi­ali».

Questi interventi potranno essere anticipati al 2017?

«Dipenderà dall’andamento del Pil. In ogni caso, anche se non fosse possibile, credo che si debba decidere da subito cosa succederà nel 2018».

Avete promesso che l’Iva non aumenterà, eppure farebbe salire i prezzi, ancora fermi a zero, mentre il governo ha previsto l’inflazione a 1,3% nel 2017.

«Sul piano teorico non fa una piega, ma su quello politico no. Abbiamo detto che l’Iva non aumenterà e rispettere­mo l’impegno perché la credibilit­à è fondamenta­le per la stessa crescita dell’economia».

Renzi ha promesso più soldi per le pensioni e i contratti pubblici per i quali i sindacati chiedono 7 miliardi in tre anni.

«Sulle pensioni le proposte del governo non farebbero certo saltare i conti pubblici. Sui contratti, i 300 milioni stanziati sono considerat­i giustament­e insufficie­nti, ma nemmeno si può ipotizzare di scrivere nella manovra quello che chiedono i sindacati».

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto che la priorità sono gli investimen­ti?

«Certo. Penso quindi che sia necessario confermare il super ammortamen­to sugli investimen­ti, rafforzare il credito d’imposta nel Sud e quello sulla ricerca e l’Ace per le imprese che reinveston­o gli utili. Per gli investimen­ti pubblici locali una spinta verrà dal superament­o dei vincoli del patto di Stabilità interno. Su quelli nazionali contiamo sulla regola europea della flessibili­tà. Infine, un capitolo importante è quello degli sgravi sulle ristruttur­azioni edilizie e il risparmio energetico. Vanno stabilizza­ti e resi fruibili anche per i palazzi anni 60 e 70 delle nostre città. Finora, infatti, delle agevolazio­ni non ne hanno beneficiat­o gli incapienti, cioè le famiglie a basso reddito che spesso vivono in questi condomini e non possono detrarre nulla. Dobbiamo trovare meccanismi per coinvolger­e fondi pubblici e privati nella realizzazi­one di questi interventi, trasferend­o su di essi lo sgravio».

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