Corriere della Sera

Le strane alleanze Avversari politici, giuristi, intellettu­ali L’eterogeneo del Sì e del No mosaico di aderenti ai due fronti

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Mancano meno di 100 giorni alla data del referendum costituzio­nale (non si sa ancora se si voterà il 20 o il 27 novembre) e gli opposti comitati, per il Sì e per il No alla riforma del bicamerali­smo paritario, iniziano davvero a scaldare i muscoli per la volata finale d’autunno. Però, con moltissimi italiani che ancora non hanno avuto tempo o voglia di documentar­si sul merito della legge pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso 15 aprile, tiene banco anche — più che la modifica ai 47 articoli della Costituzio­ne — la natura eterogenea, multicolor­e, a tratti imprevedib­ile delle squadre che tifano per il Sì o per il No.

Dunque che ci fanno insieme — per il fronte del No — Silvio Berlusconi e gli ex pm Antonio Di Pietro e Antonio Ingroia? Quale filo rosso accomuna la destra di Giorgia Meloni e il Comitato marxista-leninista d’Italia. Oppure l’ex ministro dell’Istruzione Mariastell­a Gelmini (FI) e il Comitato No Gelmini? Che c’entra poi l’ex premier Lamberto Dini con la sinistra di Nichi Vendola?

Di riflesso — per il fronte del Sì — cosa hanno da spartire l’ex presidente azzurro del Senato Marcello Pera, l’ex ministro dc Vincenzo Scotti e l’intero governo guidato da Matteo Renzi? Oppure l’ex braccio destro di Berlusconi, Denis Verdini, e l’ex ministro ds Luigi Berlinguer? E ancora, cosa lega l’attrice Stefania Sandrelli alla senatrice di Ncd Simona Vicari?

Il fronte del No — alimentato da giuristi di chiara fama, da presidenti emeriti della Consulta a partire da Gustavo Zagrebelsk­y, da ex girotondin­i, da una fetta minoritari­a del Pd e dalla sinistra radicale ma anche da M5S, Forza Italia, Lega e ex di Alleanza nazionale — è il più esposto sul terreno dell’eterogenei­tà. Alcuni giorni fa, il Foglio ha messo in fila gli sponsor del No, evidenzian­do gli ossimori politici, a partire dall’inedito duo Silvio Berlusconi­Marco Travaglio, che danno il senso del «guaio in cui si è cacciato il centrodest­ra».

Alla fine, la trincea del No I cittadini scelgono alle Regionali i consiglier­i che poi «eleggono, con metodo proporzion­ale, i senatori tra i propri componenti» e «tra i sindaci», «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglier­i». Il testo stabilisce: almeno due senatori per Regione o Provincia autonoma (e uno di questi è un sindaco); ogni Regione avrà più o meno senatori in base alla popolazion­e agosto Il giorno in cui la Cassazione ha dato il via libera al referendum costituzio­nale. Da quel giorno il governo ha 60 giorni di tempo per indicare la data La Camera Il Senato

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