«Al referendum voterò a favore o il Paese sarà ingovernabile Ma quanti errori nella riforma»
Segni: non torniamo al proporzionale che abolimmo nel ’93
— dove insieme al centrodestra hanno preso posto l’immunologo Ferdinando Aiuti, i registi Maselli e Faenza, Rosita Celentano e Alba Parietti, il membro del Cda Rai Carlo Freccero — potrebbe acquartierare pure la sinistra del Pd ancora in bilico a causa della mancata correzione della legge elettorale (Italicum). Miguel Gotor, senatore dem di fede bersaniana, la mette così: «Fare la battaglia sulla diversità all’interno del fronte del No è un segno di incultura politica perché l’eterogeneità dei fronti contrapposti è fisiologica nella battaglia referendaria. È come dire che Pannella era che con quel sistema ha visto esplodere il debito pubblico».
Fu lei l’artefice dell’abolizione del proporzionale. Dice Sì per coerenza?
comunista e Fanfani fascista, per citare divorzio e aborto».
Da qualche settimana, il fronte del Sì — che conta anche sul costituzionalista Sabino Cassese, gli scrittori Dacia Maraini e Federico Moccia, sul chirurgo Umberto Veronesi e sul comico Roberto Benigni — ha cambiato strategia. Dal sito «BastaunSì» è sparito ogni riferimento Sulle stesse posizioni Meloni e il movimento dei marxisti-leninisti, Gelmini e i «no Gelmini» molti errori».
Per esempio?
«Anzitutto, è stato sbagliato concentrare quasi tutta l’attenzione sul tentativo di superare il bicameralismo paritario. Non è questo il problema più grosso. In secondo luogo, allora era meglio abolire del tutto il Senato. Terzo, è stato un errore pensare di far diventare senatori i consiglieri regionali, espressione di quella parte della politica che ha fatto più danni. Ma con tutte le riserve, il Sì ci conserva il maggioritario e ci evita un drammatico passo indietro».
Bisogna dare via libera altrimenti…
al premier Matteo Renzi e alla ministra Maria Elena Boschi. Sulla pagina web del Sì vengono messe in evidenza foto e dichiarazioni di comuni cittadini (operai, impiegati, studenti, imprenditori e professionisti) che dovrebbero infondere il senso di una normale voglia di cambiamento, lontana dalla personalizzazione del referendum su Renzi. Tra le immagini c’è anche quella del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, considerato il padre nobile della riforma.
Eppure, nonostante lo sforzo di concentrarsi solo sul merito della legge, nel Pd a trazione
«Altrimenti sarà un salto nel buio. Getteremmo il Paese nell’ingovernabilità perenne».
Renzi sta cercando di spostare i riflettori sul merito.
«È stato un grande errore personalizzare il referendum. Dio non voglia che la gente finisca davvero per votare sul presidente del Consiglio. Ma Renzi ha sbagliato anche nel presentare la riforma come l’inizio del mondo. Come se prima di lui non fosse mai stato fatto nulla».
Non è così?
«C’è un pezzo d’Italia, di cui faccio parte, che da 25 anni si batte per dare stabilità al Paese. C’è un solco positivo che è renziana non è esaurita la spinta che insiste sulla sull’eterogeneità del fronte avversario: «Mi sembra che ci sia diversità di opinioni anche all’interno delle coalizioni che sostengono il No. Basta pensare a cosa dice Salvini di Parisi...», osserva il dem Emanuele Fiano. Mentre Alessia Morani (Pd) aggiunge: «Il No è un fronte largo che non esprime una proposta alternativa unitaria alla riforma ma tante posizioni inconciliabili legate solo dall’opposizione la governo Renzi». C’è da chiedersi se nei prossimi 100 giorni cambierà lo schema di gioco.
Cambiare l’Italicum? Il premio di maggioranza è essenziale Se si vuole modificarlo meglio introdurre le primarie obbligatorie
stato tracciato e ricordo solo la legge per l’elezione dei sindaci che funziona molto bene».
La vorrebbe anche per il premier?
«Se tutto lo sforzo che è stato dedicato all’abolizione del Senato fosse stato riservato ad una modifica per introdurre l’elezione del sindaco d’Italia sarebbe stato molto meglio».
E dell’Italicum cosa pensa?
«Ritengo fondamentale il premio di maggioranza, proprio quello che altri vorrebbero eliminare o modificare. È questa la ragione fondamentale per cui voterò Sì. Anche se qualche aggiustamento si può trovare».
Un difetto, invece?
«Sono rimasti i deputati nominati. Renzi è uscito dalle primarie, mi ha sorpreso che abbia abbandonato questa strada. Ma è ancora in tempo se vuole rimediare».
Come?
«Con una riforma semplicissima: le primarie obbligatorie per legge per la scelta dei capilista».