La campionessa: ho vissuto quel 4° posto come un’ingiustizia
DALLA NOSTRA INVIATA
Non è antipatica, come dicono i detrattori anonimi sulla Rete. È gentile. E questa qualità batte i presunti difetti. Perché non te lo aspetti da una che un po’ Divina lo è davvero, a partire dall’incedere elegante con cui taglia in due l’aria satura di umidità davanti all’Hotel Adlon di Jesolo e allora sì, vale la pena abbandonare sul tavolo la piadina appena addentata per raggiungerla e, senza alcun preavviso, chiederle: «Federica possiamo farle qualche domanda?». Accontentata una manciata di bambini che ambiscono a un selfie (lei dice sì a tutti), ci sistemiamo sotto l’ombrellone a strisce gialle. Federica Pellegrini indossa un copricostume nero a rete sopra il bikini rosso e occhiali da sole glam. Con lei ci sono Chiara Masini Luccetti e Alice Mizzau, compagne di staffetta.
«Sono pronta. Cominciamo».
Come sta?
«Bene, rilassata».
Però è un po’ magretta.
«Ma no, è che arriviamo alle gare con il miglior peso. È normale dimagrire dopo».
La cosa migliore del suo rientro in Italia?
«Vedere la mia famiglia, trovarla lì all’aeroporto. Avevo bisogno di staccare. I miei volevano sapere tante cose, ma io sono restia a parlare. Comunque da domani (oggi, ndr) passerò con loro il resto delle vacanze e avremo tempo per farlo».
Il momento più bello di Rio.
«La cerimonia di apertura delle Olimpiadi, l’emozione di essere stata la portabandiera e di aver rappresentato il mio Paese».
Passiamo ai famigerati 200 metri, dove è arrivata quarta…
«Cos’altro devo dire… Solo al tocco mi sono accorta della posizione in cui ero rispetto alle altre. Non ci potevo credere, era come se vivessi fuori di me, speravo che si potesse ricominciare daccapo».
Ricorda qualcosa o qualcuno in particolare di quella giornata?
«No: colazione, preparazione dei materiali tecnici, il tempo scandito dai soliti gesti. Intorno a me c’erano tante persone, ma il mio allenatore mi proteggeva, come sempre. Dopo, ho avuto bisogno di due-tre giorni per sbollire».
Provava soltanto rabbia o anche altro?
«La rabbia non è che abbia tante sfaccettature. Quando lavori tutto l’anno per raggiungere il tuo obiettivo e poi ti sfugge lo vivi come se stessi subendo un’ingiustizia, non ci vuoi credere».
Il suo fidanzato Filippo Magnini cosa le ha detto?
«Se possibile era più incazzato di me, sapeva quanto mi fossi preparata».
Le ha fatto un regalo di consolazione?
«Non voglio regali di consolazione, non sono il tipo».
Sui social chi non la ama ha tirato in ballo la sua «antipatia». Che effetto le ha fatto?
«Quando c’è tanto sostegno, diventano di più quelli che devono dire il contrario, per mettersi in risalto. Io ho poco da replicare: non sono la ragazza della porta accanto con le trecce bionde, non lo sarò mai, non è la mia vita. Io nuoto, non faccio la comica».
Ogni tanto c’è una interruzione: una parrucchiera che le lascia dei campioni per capelli, ragazzine, ragazze, bambini che avanzano timorosi e se ne vanno estasiati.
Non la disturbano tutte queste richieste?
«Se posso, dico sì volentieri. Ogni tanto ammetto che è difficile».
Tutti si chiedono se lascerà il nuoto.
«È troppo presto per saperlo, sono tornata da Ricordi da Rio Il momento più bello? Aver rappresentato l’Italia come portabandiera. I 200 metri? Alla fine era come se vivessi fuori di me, non ci potevo credere... dopo tanto lavoro. La bandiera comunitaria esibita da Di Francisca sul podio? Io, onestamente, mi riconosco di più nel tricolore Vacanza Federica Pellegrini a Jesolo con le amiche e i genitori
«Alberto è nei miei pensieri sempre, ma come angelo custode, non come allenatore».
Danno per certo un suo futuro nella moda.
«L’apertura a nuove esperienze c’è ed è anche necessaria. Ma ho provato sulla mia pelle che le cose cambiano da un giorno all’altro. Non riesco a fare previsioni».
Non vorrebbe nemmeno disegnare una collezione di scarpe, la sua passione?
«Beh, se mai arrivasse una proposta sarebbe divertente».
Ha continuato a seguire le Olimpiadi?
«Sono molto contenta per i ragazzi del Beach Volley in finale. E poi per Rachele (Bruni, ndr), nel nuoto di fondo».
Il Paese più forte?
«Gli Stati Uniti. Hanno dimostrato di essere una grande squadra. Però probabilmente anche noi, se gareggiassimo come Europa, saremmo altrettanto forti».
A proposito, cosa pensa della bandiera comunitaria esibita da Elisa Di Francisca?
«Io, onestamente, mi riconosco di più nel tricolore. Lo sport sta diventando sempre più politico e non va bene».
Cosa le sta piacendo di questo assaggio di vacanza con le amiche?
«Essere qui con loro, semplicemente. Aver staccato dalla routine. Divertirci, fare le sei di mattina tutti i giorni, bere tanto spritz».
E, in assoluto, cosa la fa stare meglio?
«Indipendentemente dal nuoto? Mi fa stare bene la mia famiglia. Sapere che c’è, qualsiasi cosa succeda».
@elvira_serra