Corriere della Sera

La «mamma Roma» così bella ad agosto

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Questo è il tempo fatale delle cronache di villeggiat­ura. Ma ci sia consentito, per una volta, fare la modesta cronaca di tutti quei romani non romani che passano in citta le giornate festive di metà agosto. In omaggio agli ospiti, incomincia­mo dagli ospiti che piovono a Roma in gran numero proprio in questo periodo, così che l’invasione turistica 1954 sembra procedere di pari passo con il solleone.

Può apparire curioso, ma è una realtà che il numero dei forestieri aumenta quanto più il sole diventa cocente, quanto più faticoso risulta il mirabile viaggio fra gli antichi marmi intrisi di secoli e di storia dei nostri monumenti. Se a luglio folti apparivano i gruppi di stranieri giunti da ogni parte del mondo per una breve vacanza, ora in agosto se ne incontrano dovunque a schiere. Forestieri dovunque, forestieri di ogni ceto (...).

Quanti siano quest’anno è ancora impossibil­e indicare, naturalmen­te (...). Ma certo le cifre, quando si avranno, faranno impallidir­e ancora una volta quelle degli anni precedenti, che pure segnavano una continua ascesa. Nel 1951 i turisti entrati in Italia furono cinque milioni 405.863 (l’ultima cifra prebellica fu di 3.982.995 nel 1938), nel 1952 sono stati 6 milioni 059.297, e nel 1953 7 milioni 681.870. Poi la cronaca passa a occuparsi dei romani che rimangono a Roma per esprimere la loro piena soddisfazi­one di vivere una città che, come poche altre, ha assunto nel tempo la caratteris­tica di luogo ideale di villeggiat­ura.

Se chiedete a un quirite, uno di quei romani veri, ormai così difficili a trovarsi a Roma e che sono attaccati alla loro città da sentirne la nostalgia appena se ne allontanan­o qualche giorno, se gli chiedete dove intende passare le vacanze, vi risponderà, con un sorrisetto ironico e orgoglioso, che non esiste un altro posto di villeggiat­ura migliore di Roma. (...). Il bravo quirite è grato a questi ospiti di esser qui in piena estate, di dividere con lui il refrigerio del «ponentino» e la fresca aria della sera, che specie in questa bizzarra estate è talvolta frizzante (...). Così i visitatori stranieri finiscono per pensarla come i romani, che cioè Roma non è soltanto quella famosa, antichissi­ma e cara citBaker

di ALBERTO CERETTO

che accarezza gli ospiti di un locale elegantiss­imo a quella di una ciclopica francese che li trafigge in un altro.

La catena di questi ritrovi si estende sempre più: va da Ostia Antica, dove una orchestra sembra voler animare ai ritmi della «samba» i resti dell’antico porto di Roma, al Lido di Roma; va dal folto degli alberi presso le catacombe di San Callisto a Monte Mario. E poi, soltanto a Roma si può ascoltare un’opera famosa nella splendida cornice delle Terme di Caracalla, soltanto a Roma si può ascoltare un direttore d’orchestra d’illustre nome sotto le volte delle arcate della basilica di Massenzio.

Questo, la sera. E di giorno? Di giorno, la villeggiat­ura romana è quanto mai varia si possa desiderare. Ventotto minuti di ferrovia elettrica occorrono per raggiunger­e acque marine del lido ostiense, dove gli stabilimen­ti balneari sempre più moderni ed eleganti si spingono ormai lontanissi­mo, oltre la pineta di Castelfusa­no, giungendo fino a Castel Porziano, lungo quella nuova via litoranea aperta appena al traffico che arriva ad Anzio passando per Lavinio, un’altra spiaggia deliziosa e distesa nella sua sabbia dorata lungo un amplissimo arco, che si va rapidament­e valorizzan­do. Ostia, Fiumicino, Ladispoli, Fregene, Lavinio, Anzio, Nettuno: mare quanto se ne vuole.

E se invece si vuole aria di collina, ecco i Castelli; e se si cerca aria ancor più fresca e balsamica, ecco Monte Cavo e, in tutt’altra direzione e più lontano, il Terminillo. Per le cure termali, le antiche Acque Albule; per le passeggiat­e ombrose, i boschi di Rocca di Papa, o molto più sempliceme­nte, i viali delle ville cittadine. E la sera, sotto la miriade di stelle che si accende nel cielo di Roma, due passi tra i fori illuminati, una sosta presso le grandi fontane che sventaglia­no frescura, una bibita in via Veneto dove il mondo intero passa e ripassa. Ditemi voi — dice soddisfatt­o il buon romano rimasto in città — c’è un altro luogo ideale di villeggiat­ura come questo?

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