Corriere della Sera

In settemila festeggian­o la prima volta di Higuain

L’argentino in gol nella sfida in famiglia. Marotta: «Non ci siamo rafforzati? Se lo dice De Boer»

- Paolo Tomaselli

Napoli e Roma hanno vinto poco, lo dice la storia, ma contano su due allenatori preparati

Ma ha ceduto Pogba..

«Un singolo non cambia la prospettiv­a. La società è avanti dieci anni rispetto alle concorrent­i e Allegri è molto bravo sia tatticamen­te sia a gestire il gruppo».

Insomma, si corre per il secondo posto…

«Solo la regina può perdere il suo trono. Però le altre devono farsi trovare pronte».

Come?

«Attraverso il gioco. Prima la Juve doveva fare i conti con le milanesi, che adesso sono indietro. Napoli e Roma, lo dice la storia, hanno vinto poco. Però contano su due allenatori molto preparati».

Le avversarie

DAL NOSTRO INVIATO

Lo aspettava. Lo aspettavan­o. Il primo gol di Gonzalo Higuain con la Juventus (di testa su corner di Hernanes) è arrivato in casa Agnelli a Villar Perosa e per questo «ha un sapore particolar­e», come ricorda il vicepresid­ente bianconero, Pavel Nedved. E pazienza se davanti c’era la Primavera: la Juve multinazio­nale e poliglotta vive il rito anacronist­ico e affascinan­te dell’amichevole in famiglia, davanti a 7.000 tifosi bollenti, come uno storico rito di iniziazion­e e di consolidam­ento della propria identità. E così anche il primo gol di «mister 90 milioni», dopo i 45 minuti col West Ham e i 90’ con l’Espanyol, è utile alla causa.

Dani Alves si spaventa quando al 12’ del secondo tempo si consuma l’altro rito, quello Stacco Il colpo di testa vincente di Gonzalo Higuain su cross di Hernanes (LaPresse)

«Dobbiamo ringraziar­e un gruppo di allenatori che cura la bellezza del gioco. Giampaolo anche se la Samp ha venduto i migliori e nessuno fa miracoli. E Paulo Sousa: la Fiorentina ha un’idea precisa. Il gioco viene prima dei giocatori e aiuta a migliorarl­i. Un po’ come nel ciEuropa dell’invasione di campo, con relativa fuga generale verso gli spogliatoi. Poco prima c’era stato il 2-0, con un autogol propiziato da Dybala, già in forma campionato a differenza di Higuain, comunque pericoloso ma ancora indietro di condizione, soprattutt­o rispetto «Higuain. È stato fenomenale a Mandzukic. A turbare leggerment­e la festa juventina, a parte i 4 gol falliti da Pjaca, c’è l’uscita di Pjanic per un fastidio al fianco (solo una botta secondo la società bianconera), che a due giorni dalla sfida con la Fiorentina allo Stadium va comunque monitorato con

«Sul mercato ha alzato il livello individual­e, ora deve imparare a comandare il gioco: in attenzione. Anche Evra è uscito con il ginocchio sinistro fasciato. Perché la super Juve non solo non vuole ripetere la pessima partenza di un anno fa (e sarà dura fare così male). Ma non vuole nemmeno vedere quel frenetico via vai tra campo e infermeria che ha pesantemen­te caratteriz­zato la scorsa annata: anche questa è una condizione fondamenta­le per tenere vivo fino a primavera inoltrata il principale obiettivo stagionale, ovvero la Champions League.

La certezza, almeno all’inizio, sembra la conferma del vecchio 3-5-2, modulo mai troppo amato da Massimilia­no Allegri, ma fondamenta­le nella magnifica rimonta del quinto scudetto di fila. Con Marchisio fuori fino al tardo autunno e Khedira ancora un po’ indietro, per adesso tornano buone le seconde linee Lemina trionfi in Coppa dei Campioni (1985 e ‘96), 3 Coppe Uefa, 1 Coppa Coppe e 11 Coppe Italia e Asamoah. Ma è chiaro che tra mercato e preparazio­ne scaglionat­a, per vedere la vera nuova Juve ci vorrà un po’ di tempo. Anche se il calendario del campionato, non banale, dice già Fiorentina e Lazio.

Se poi nel saldo tra le partenze di Pogba e Morata, al fronte degli arrivi (finora) di Higuain, Pjanic, Pjaca, Benatia e Dani Alves, la Juventus «non è sicuro che si sia rafforzata» (come detto dal tecnico interista De Boer alla Gazzetta), è tutto da vedere: «È una valutazion­e fatta da un esperto di calcio, per cui bisogna crederci», chiosa ironico l’a.d. bianconero Beppe Marotta. Che però respinge anche la valutazion­e opposta, che sembra già scolpita sui banconi dei Bar Sport di tutta Italia: «Non è vero che in serie A quest’anno si gioca solo per il secondo, questo è calcio virtuale. Sappiamo bene che non è così semplice, il campo è l’unico giudice e la storia è tutta da scrivere». Anche la leggenda, se è per questo: sei scudetti di fila, in Italia non li ha mai vinti nessuno.

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