«L’Europa non finisce con la Brexit»
Spinta di Renzi con Merkel e Hollande. La cancelliera: coraggiose le riforme dell’Italia
Igenerici segnali che sulla flessibilità di bilancio si sono scambiati Renzi e Merkel dopo il vertice rivelano poco di quanto su questa partita si giochi la continuità o il ribaltamento della linea del rigore finora seguita dall’Ue. Qualche crepa nel muro dell’ortodossia tedesco-olandese si è aperta con la decisione della commissione Juncker di non sanzionare Spagna e Portogallo per il deficit eccessivo, perché i due Paesi hanno «fatto grandi sforzi e approvato riforme strutturali importanti», ha spiegato il 27 luglio il commissario agli Affari monetari Moscovici. Ma la decisione più importante dovrà essere presa sull’Italia che si appresta a modificare i propri impegni. Presi solennemente solo tre mesi fa, quando Moscovici e il vicepresidente della Commissione Dombrovskis si scambiarono delle lettere con il ministro dell’Economia Padoan per sancire un patto che, già oggi, non regge più. Il patto nasceva dal fatto che l’Italia aveva bisogno di vedersi autorizzata la manovra del 2015, coperta in buona parte con un aumento del deficit pari a un punto di Pil. Era questa la «flessibilità» chiesta da Renzi per il 2016 che Bruxelles ha concesso a maggio per un valore dello 0,85% del Pil, circa 14 miliardi di maggior deficit grazie alle riforme e alle spese per infrastrutture, sicurezza e profughi. In cambio, però, con una lettera a Padoan il 16 maggio, Moscovici e Dombrovskis chiedevano conferma dell’impegno dell’Italia a ridurre il deficit 2017 all’1,8% del Pil. Conferma messa nero su bianco da Padoan nella sua risposta il 17 maggio. Ora però dopo che il Pil si è fermato l’Italia chiede di portare il deficit almeno verso il 2,4%: altri 10 miliardi in più. Proprio quello che temeva la Commissione.