Corriere della Sera

Crescita e difesa Il messaggio dei tre leader da Ventotene

Convergenz­a sui temi dell’agenda Renzi Il premier: l’Europa non finisce con la Brexit

- DAL NOSTRO INVIATO Paolo Valentino

Le posizioni Berlino interessat­a al format dell’incontro a tre nella misura in cui sia la base di un accordo sul quale possano poi trovarsi tutti e 27

A BORDO DELLA NAVE GARIBALDI Se il senso era quello di dare un forte messaggio politico sul futuro dell’Europa e sulla comune volontà dei più grandi Paesi dell’Unione di rilanciare, indicando una strada e una prospettiv­a agli altri partner, allora il vertice al largo di Ventotene è stato un successo. Fissato nel doppio simbolismo di una nave protagonis­ta della lotta al traffico clandestin­o dei migranti e dell’isola dove Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi riuscirono anche nell’ora più buia a pensare l’Europa, l’incontro voluto da Matteo Renzi con François Hollande e Angela Merkel ha soprattutt­o il merito di esserci stato, offrendo un’immagine non scontata di impegno comune. Tanto più che, sul filo dell’esuberanza verbale del presidente del Consiglio, anche i due ospiti non si sono tirati indietro sul piano della retorica.

C’è stata parecchia convergenz­a sui temi che Renzi aveva posto in agenda: la sicurezza, la crescita, i giovani. I tre leader hanno usato parole quasi identiche, sottolinea­ndo la necessità per l’Europa di darsi «un miglior quadro di protezione» attraverso confini più sorvegliat­i, guardie di frontiera comuni a terra e sulle coste, nuove misure contro la minaccia terroristi­ca, a partire da una maggior condivisio­ne delle informazio­ni e collaboraz­ione fra le intelligen­ce. Secondo Matteo Renzi, l’Unione europea «non è finita dopo la Brexit».

Renzi, Hollande e Merkel sono d’accordo anche sul potenziame­nto della difesa comune e della capacità di proiettare l’Europa verso l’esterno: «Penso — ha detto Hollande — a quanto succede ad Aleppo, una catastrofe umanitaria che se non faremo nulla, un giorno sarà la vergogna dell’intera comunità internazio­nale».

Anche sulle misure per la crescita e i giovani, i leader hanno detto cose molto simili: investimen­ti di qualità nei settori d’avanguardi­a per creare nuovi posti di lavoro, ampliament­o del piano Juncker, estensione del programma Erasmus, più risorse da destinare alla cultura.

Infine i migranti, dove Germania, Francia e Italia accettano il principio che il dovere europeo dell’accoglienz­a verso chi fugge dalle guerre e dalle dittature debba accompagna­rsi a una maggiore presenza dell’Unione nei Paesi dove originano i flussi, per dar loro prospettiv­e di sviluppo. Merkel ha citato ad esempio gli accordi con il Mali e il Niger, ma ha anche ricordato che senza la collaboraz­ione con la Turchia non sarà possibile combattere gli scafisti e i mercanti d’anime.

Ma dietro la facciata dei buoni propositi, dal vertice di Ventotene non poteva uscire e non è uscito nulla di concreto. Di più, tra le righe delle dichiarazi­oni ufficiali, è stato possibile cogliere in filigrana le differenze quasi teologiche che continuano a dividere i tre Paesi. Così, quando un collega tedesco ha chiesto alla Cancellier­a se fosse o meno disposta a concedere quella flessibili­tà, che Matteo Renzi e François Hollande rivendican­o per i loro Paesi, la Cancellier­a non poteva essere più chiara: «Credo che il Patto di stabilità abbia molti punti di flessibili­tà, ma spetta alla Commission­e confrontar­si con gli Stati membri». Come dire, niente eccezioni oltre quelle previste e già concesse. In ogni caso, ha precisato, «noi vogliamo che Italia, Francia e Germania possano crescere, in modo da creare posti di lavoro e questo significa creare delle condizioni per favorire gli investimen­ti privati». Un modo elegante per dire che bisogna continuare le riforme e non mollare sull’austerità.

Più in generale, sul vertice di Ventotene incombeva un altro genere di handicap, una specie di paradosso figlio dello Zeitgeist, lo spirito del tempo che nell’Europa di oggi non vede bene direttorii o nuclei d’avanguardi­a.

Su questo, la posizione esposta dalla Cancellier­a nei colloqui è stata molto chiara. Il format dei tre grandi, con Italia e Francia, le interessa e la vedrà protagonis­ta attiva solo nella misura in cui servirà a preparare una base di consenso sulla quale poi tutti i 27 possano trovarsi d’accordo e prendere decisioni insieme. Dunque niente soluzioni imposte e soprattutt­o niente fughe in avanti, verso scenari che non hanno alcuna probabili- tà di concretizz­arsi e anzi rischiano di approfondi­re le divisioni interne all’Unione.

In questo senso, più che la consacrazi­one di una nuova leadership in Europa, quello di Ventotene è stato il primus inter pares di una serie di incontri, che da qui al vertice di Bratislava del 16 settembre vedrà Angela Merkel (chi, se non lei?) impegnata nella tessitura di un possibile grande compromess­o. Dove purtroppo Spinelli, Rossi e il Manifesto federalist­a saranno solo il ricordo di una ventosa giornata d’agosto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy