Corriere della Sera

Il premier: giù le tasse. Ma la sinistra protesta

Renzi: assurdo che mi attacchino perché le riduco. E l’Anpi lo gela sul confronto pubblico alla Festa dell’Unità Polemica sul «si vota nel 2018». Alfano: il premier fa bene a dire che non se ne va. Le opposizion­i: ridicolo

- Dino Martirano

Dopo la breve pausa feriale, il presidente del Consiglio offre un assaggio della campagna autunnale per il referendum costituzio­nale, con un’accelerazi­one comunicati­va su almeno tre fronti. Matteo Renzi continua a duellare con la minoranza interna del Pd sulla «riduzione delle tasse per i ricchi»; tende la mano agli ex partigiani sulla libertà di parola alle Feste dell’Unità ma dall’Anpi, per ora, riceve una risposta di gelo; dice e non dice sulle sorti del governo in caso di vittoria del No e, sul punto, riceve l’assist puntuale dell’alleato Angelino Alfano: «Renzi fa bene a dire che non si dimette», dice il ministro dell’Interno.

Così, anche nel giorno dello storico vertice europeo di Ventotene, tiene banco la tattica in vista di una lunga campagna referendar­ia. Alla minoranza del Pd — che con il suo leader in pectore, Roberto Speranza, ha attaccato il premier («È un errore abbassare l’Imu per la prima casa anche ai miliardari») — Renzi non fa sconti: «È assurdo che nel mio partito mi attacchino perché riduco le tasse. Noi continuiam­o ad abbassarle perché solo così riparte l’economia. Tutto il resto è noia o bufale: qualcuno ha provato a diffondere la notizia che all’importo del canone Rai in bolletta fosse applicata l’Iva. Roba da matti...».

C’è poi la questione, delicatiss­ima, delle sorti del governo in caso di vittoria del No al referendum di novembre. In principio Renzi e la ministra Boschi avevano detto che sarebbero «andati a casa» nell’eventualit­à di una sconfitta. La sostanza, dicono a Palazzo Chigi, non cambia, ma la forma della comunicazi­one si rivela meno tranciante: «Si vota nel 2018», risponde secco Renzi a Paolo Del Debbio che lo intervista alla Versiliana («Presidente si vota nel 2018 comunque vada il referendum?»). Come dire, basta sfide perché il referendum il Pd lo vince comunque. E sulla nuova narrazione referendar­ia («Ho sbagliato a personaliz­zare», ha ammesso il premier) concorda l’alleato Alfano: «Renzi fa bene a dire che non se ne va. Io avevo contestato la sua prima presa di posizione perché il governo si giudica sulle azioni politiche...».

Eppure quel «si vota nel 2018» (scadenza naturale della legislatur­a, ndr) ha scatenato le opposizion­i. Spiega il vice presidente del comitato del No, Alfiero Grandi: «Renzi fa autocritic­a? È la conferma che il risultato del referendum non è scontato. Renzi, bontà sua, ci informa che in caso di vittoria del No non ci saranno conseguenz­e catastrofi­che. Bene, ora gli elettori possono votare secondo coscienza». «Renzi è come Pinocchio, ridicolo e imbarazzan­te», dice Laura Castelli (M5S) che fa eco al blog di Grillo: «Ritratta perché ha paura di perdere». Matteo Salvini (Lega) se la cava con poco: «Buffone!». Più concreto Elio Vito (Forza Italia): «Renzi ha annunciato che si voterà nel 2018, intanto fissi la data del referendum». Renato Schifani, di nuovo in Forza Italia: «Non si dimette? Spiana la strada al centrodest­ra».

Infine, c’è il fronte degli ex partigiani dell’Anpi. Renzi ha auspicato la fine delle polemiche sulla «libertà di parola» alle Feste dell’Unità. Dopo settimane di ostracismo dem contro i banchetti per il No promossi dall’Anpi, il segretario del Pd ha invitato il presidente Carlo Smuraglia a un pubblico

dibattito per esporre le ragioni del Sì e quelle del No. La Festa di Bologna si è candidata per il match ma l’Anpi ha gelato il Pd, giudicando «anomala» la proposta del segretario: «Il presidente esaminerà con la segreteria nazionale l’intera situazione...». Tanta freddezza per dire: «Il tema della discussion­e, ossia le modalità della presenza dell’Anpi alle Feste dell’Unità, non è stato ancora affrontato e risolto».

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