Corriere della Sera

La scheda

- Michelange­lo Borrillo

Oggi il caporalato è un’attività che mira allo sfruttamen­to a basso costo di manodopera fatta lavorare abusivamen­te e illegalmen­te a prezzi inferiori rispetto a quelli del tariffario regolament­are e senza il versamento dei contributi previdenzi­ali

Il fenomeno è molto diffuso in Italia, spesso collegato a organizzaz­ioni malavitose, e colpisce le fasce più deboli della popolazion­e, come i lavoratori immigrati

Secondo le stime sono 400 mila i lavoratori coinvolti nel caporalato nel nostro Paese, di questi 100 mila sono in condizioni di grave assoggetta­mento. L’80 per cento è costituito da stranieri, che ricevono un salario giornalier­o di circa la metà rispetto a quello stabilito dai contratti nazionali

Il fenomeno non è limitato al Mezzogiorn­o: è anzi in aumento nel Nord e nel Centro del Paese. I distretti agricoli in cui si pratica il caporalato sono 80. In 33 di questi sono state riscontrat­e condizioni di lavoro «indecenti» e in 22 «di grave sfruttamen­to»

Il caporalato danneggia il Paese per oltre 600 milioni di euro all’anno: è questo l’ammontare del mancato gettito contributi­vo dal nostro inviato

I nuovi schiavi d’Europa vivono nel Tavoliere, nella Puglia glamour delle vacanze a cui si contrappon­e quella dei ghetti. Uno peggio dell’altro, se avesse senso mettere a confronto dei ghetti.

«Noi siamo europei ma siamo trattati peggio dei neri». A Borgo Mezzanone — borgata nata dalla bonifica fascista a una decina di chilometri da Foggia (pur essendo frazione di Manfredoni­a) — c’è il ghetto dei bulgari. Niente acqua corrente, niente bagni e adesso anche niente lavoro nei campi. «Ci sono pochi pomodori (il 30 per cento in meno rispetto al 2015, ndr) — racconta Mirko, in Puglia da quattro anni con la famiglia — e se ci va bene, quest’anno, lavoreremo 7 o forse 10 giornate nell’intera stagione: per la raccolta preferisco­no i neri, più giovani e forti».

Il ghetto dei bulgari è meno conosciuto di quello africano, il Gran Ghetto di Rignano Garganico. È anche più piccolo — 1.000 abitanti contro 2.500 — ed è «solo» un insediamen­to abusivo al contrario dell’altro, sotto sequestro (con facoltà d’uso) da marzo. Ma tra un ghetto e l’altro c’è una differenza fondamenta­le: in quello dei bulgari ci sono i bambini, tanti bambini. In quello africano no. Bimbi e ragazzi per i quali, tra roulotte e baracche delle favelas del Tavoliere, non Il Ghetto A Borgo Mezzanone c’è il «Ghetto dei Bulgari» dove tra roulotte e baracche vivono abusivamen­te anche molti bambini

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