Corriere della Sera

«Quella pagina con le tute spaziali segnò la mia vita»

L’astronauta Guidoni, primo italiano sull’Iss «Sfogliavo e mi sentivo un esplorator­e»

- Giovanni Caprara

he bello ricordare quel signore che bussò alla porta con un volume rosso sotto il braccio. Proponeva l’acquisto dell’encicloped­ia “Conoscere” dei Fratelli Fabbri Editori. La mise sul tavolo e io, avidamente, cominciai a sfogliarla, tuffandomi nelle immagini, nei colori, nelle parole che mi rivelavano un mondo tutto da scoprire».

Con emozione l’astronauta Umberto Guidoni ripercorre nella mente l’incontro che in qualche modo ha segnato la sua vita. Potenza dei libri capaci di accendere interessi e farci capire come realizzare i nostri sogni. «Erano gli anni Sessanta e nelle grandi pagine c’erano le prime fotografie degli astronauti con le loro tute argentate. Mi appassiona­vano i viaggi, le terre lontane che potevo scoprire leggendo, le storie della fantascien­za: non c’era Internet e l’encicloped­ia era diventata per me una finestra sulla Terra e sul cielo. Sfogliando le pagine mi sentivo un esplorator­e. Conoscevo dinosauri gigantesch­i, diventavo un compagno di viaggio di Marco Polo, i minerali sembravano il frutto della magia e avrei voluto raccoglier­li tutti. Quando lessi che gli astri erano costituiti dagli stessi elementi che avevo tra le mani ho provato la sensazione di essere quasi nello spazio».

Così Umberto Guidoni ha iniziato a plasmare il suo futuro. Dopo il liceo classico, inseguendo le passioni animate dall’encicloped­ia, ha studiato Fisica all’università La Sapienza di Roma diventando un astrofisic­o. Era il primo passo per viaggiare nel cosmo e indagarne i segreti. Le stelle erano sempre più vicine.

«Stavo approfonde­ndo le remote conoscenze illustrate; avevo compiuto un primo importante passo e quando l’Agenzia spaziale italiana ha organizzat­o l’esperiment­o con il satellite a filo Tethered da portare in orbita con lo shuttle della Nasa ho collaborat­o alla realizzazi­one degli esperiment­i e già mi immaginavo lassù». La missione doveva essere accompagna­ta da un astronauta italiano. Umberto non esita e si candida. A lui sarà riservato il volo del 1996 quando il satellite uscirà dalla stiva dell’astronave Columbia per venti chilometri dimostrand­o che l’esperiment­o funzionava. «Il mio battesimo dello spazio era stato magnifico. Avevo coronato un sogno nato tra le pagine dell’encicloped­ia quando ero ragazzo. Sentirsi senza peso, vedere la Terra ruotare magnifica sotto i piedi, scrutare le stelle immobili nel cielo nero ti trasmette sensazioni straordina­rie. E dopo avverti il desiderio di ritornare».

L’occasione si ripresenta quando parte la costruzion­e della stazione spaziale Iss. Umberto si addestra alle spedizioni con gli shuttle che portavano i vari pezzi del gigantesco meccano spaziale. E nell’aprile 2001 sale sulla navetta Endeavour per aiutare l’aggancio del modulo abitabile Raffaello costruito in Italia, riempito di rifornimen­ti per la casa cosmica. «Mentre mi avvicinavo, guardavo dagli oblò dello shuttle quell’imponente architettu­ra avvicinars­i sempre più. Mi sembrava di vivere una scena di “2001 Odissea nello spazio”, lo straordina­rio film che, assieme alle prime storie, aveva inciso nelle mie scelte future».

Umberto sarà il primo europeo a mettere piede sulla stazione Iss spiegando come si vive negli spazi del primo insediamen­to stabile dell’uomo nello spazio assieme a russi ed americani. Finita l’avventura Umberto continuerà a riviverla e a trasmetter­e le emozioni dell’astronauta raccontand­ole nei libri. «Ancora una volta le lontane letture dell’encicloped­ia tornavano a vivere e io stesso mi appassiona­vo a scrivere libri per ragazzi, perché so che tutto nasce in quei momenti quando la fantasia ti lancia a realizzare i sogni della vita».

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