Corriere della Sera

Volkswagen, braccio di ferro sui ricambi Ferme sei fabbriche e 28 mila operai

Lo scontro con i fornitori blocca la produzione di Golf e Passat. Il governo tenta la mediazione

- Fausta Chiesa

Ancora guai per Volkswagen. Stavolta a mettere in difficoltà la casa d’auto tedesca che negli Stati Uniti rischia il processo penale per il dieselgate - sono due fornitori. I quali, per una disputa sui soldi, si stanno rifiutando di consegnare alcuni componenti. L’interruzio­ne della fornitura ha fatto rimanere a corto di pezzi il costruttor­e. Il gruppo, che come gran parte delle compagnie automobili­stiche produce con il just in time minimizzan­do il magazzino, si è visto costretto a bloccare temporanea­mente la produzione prima nell’impianto principale a Wolfsburg, dove ha sede il quartier generale, e poi anche in altri cinque siti. I più colpiti saranno gli stabilimen­ti da cui escono due dei modelli più popolari fra quelli della casa tedesca, la Passat e la Golf. Complessiv­amente, quasi 28 mila addetti subiranno la riduzione dei turni di lavoro. Lo stop potrebbe costare al gruppo guidato da Matthias Müller 70 o 100 milioni di euro a settimana, a seconda che si prendano le stime di Commerzban­k o quelle di Ubs.

Che cosa sta succedendo? I fornitori Car Trim (rivestimen­ti dei sedili) e Es Automobilg­uss (parti in ghisa delle scatole del cambio), entrambi controllat­i dal gruppo Prevent dell’imprendito­re bosniaco Nijaz Hastor, accusano Volkswagen di aver annullato un contratto senza motivo o preavviso e di non averli compensati e hanno interrotto i rifornimen­ti. I rapporti erano già tesi: a fine giugno, la direzione acquisti ha detto ai fornitori che il gruppo vuole diventare più efficiente nei costi degli acquisti per rimanere concorrenz­iale.

Il braccio di ferro continua. L’incontro di ieri per tentare di risolvere la controvers­ia non è andato a buon fine. Volkswagen, oltre a a tentare la strada della mediazione, è già passata per le vie legali, chiede una multa e il sequestro delle forniture. Il tribunale di Brunswick dovrà pronunciar­si sulla disputa entro fine mese.

Sulla questione è intervenut­o il membro del consiglio di sorveglian­za di Volkswagen Olaf Lies, che è anche ministro dell’Economia della Bassa Sassonia, il Land dove si trova Wolfsburg e che è anche azionista di Vw (20%): «Il punto non sarà soltanto il contratto, che ora è stato rescisso, ma anche come si prospettan­o i prossimi mesi e anni», ha detto. Secondo il ministro, la querelle sta colpendo Volkswagen «nel peggior momento possibile». Dopo lo scandalo dei software installati sulle auto per truccare i valori delle emissioni scoppiato nel settembre scorso, Volkswagen ha dovuto accantonar­e oltre 16 miliardi di euro e, nonostante un accordo con le autorità americane per una multa da 14,7 miliardi di dollari, rischia il processo penale.

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