Eroi in crisi, sequel e remake deludenti al botteghino
Era una formula semplice: puntare tutto sui film d’azione, pieni di effetti speciali, meglio ancora se basati su personaggi già conosciuti come i supereroi. Investimenti molto forti ma con un ritorno globale enorme al botteghino. Fino all’anno scorso ha funzionato, per una serie di motivi molto semplici: i personaggi dei fumetti fanno da una parte risparmiare sul costosissimo marketing (tutti sanno, in tutto il mondo, chi siano l’Uomo Ragno o Batman o Capitan America o Superman e non c’è bisogno di spiegarlo con gli spot, basta segnalare l’uscita) e sulle grandi star (a volte non ci sono, come nel remake di Ben Hur affidato allo sconosciuto Jack Huston, nipote del regista John; e altre star sono ridotte a comparse come Will Smith e Jared Leto in Suicide Squad). Dall’altra i personaggi già conosciuti — meglio se provenienti dai fumetti — aprono infinite possibilità di «espansione del marchio» come il marketing dei giocattoli, delle merendine, dei pasti dedicati nelle catene di fast food, nei parchi a tema (la Disney nel 2012 ha comprato i diritti sulla saga di Star Wars per 4 miliardi di dollari con l’obbiettivo di usarla non solo per i film ma come attrazione hi-tech per le varie Disneyland mondiali).
Ora però il Wall Street Journal è andato a fare le pulci ai numeri del botteghino e ha confermato un’impressione che era già venuta a molti prendendo atto dei molti flop del 2016: in quella che il giornale finanziario ha ribattezzato «l’estate degli sbadigli» 15 kolossal hanno bucato in maniera più o meno clamorosa. Hollywood ha mandato nelle sale molti film costosi in più, rispetto al 2015, per raccogliere una cifra complessiva di poco superiore.
Uscire da questo meccanismo — un tempo virtuoso — che oggi mostra clamorosamente la corda, è molto difficile, specialmente perché Hollywood deve aggiustare in corsa questa macchina costosissima