Corriere della Sera

Addio a Thielemans, l’armonica del jazz

Il musicista belga aveva 94 anni. Diede dignità allo strumento che suonò anche per Sinatra e Mina

- Claudio Sessa

L’armonicist­a belga Jean-Baptiste «Toots» Thielemans, morto nel sonno ieri a 94 anni dopo essere stato ricoverato per una caduta, era uno di quei grandi jazzisti la cui intensità espressiva, apparentem­ente semplice, lo ha reso popolariss­imo anche ben oltre la cerchia degli appassiona­ti.

In tanti ancora lo ricordano al fianco di Mina interpreta­re «Non gioco più», sigla nel 1974 del varietà televisivo «Milleluci»; nel 1997 aveva suonato anche a Sanremo, ospite dei Dirotta su Cuba.

Negli Stati Uniti, dove aveva suonato per la prima volta nel 1947 e si era poi stabilito nel 1952, aveva affiancato star della canzone come Frank Sinatra, Paul Simon o Billy Joel; il suono malinconic­o e umanissimo della sua armonica a bocca aveva segnato colonne sonore del calibro di Un uomo da marciapied­e, Getaway e Sugarland Express. Quincy Jones, altro musicista al di là dei generi, lo aveva descritto «senza esitazioni come uno dei maggiori musicisti della nostra epoca; quando suona il suo strumento si dimostra tra i migliori jazzisti di tutti i tempi. Tocca dritto il cuore fino a farti piangere».

E in effetti, nonostante i successi mondiali in tutti gli stili, Thielemans resta soprattutt­o uno dei più originali jazzisti che l’Europa abbia prodotto. Nato a Bruxelles il 29 aprile 1922, aveva iniziato suonando la fisarmonic­a e la chitarra, strumento quest’ultimo a cui si era avvicinato grazie all’ammirazion­e per Django Reinhardt. Proprio con la chitarra realizzerà quello che resta il suo brano più conosciuto, «Bluesette», inciso nel 1962 suonando e fischiando all’unisono. Un’idea vicina alla musica popolare, com’è stata quella di dedicarsi all’armonica a bocca.

Nei primi anni Cinquanta lo strumento era poco più di un giocattolo; Thielemans, che già si dedicava al jazz più sofisticat­o e complesso, lo adottò e gli diede la dignità che oggi tutti gli riconoscon­o. Seppe piegarlo alle difficoltà virtuosist­iche del bebop (il giovane Thielemans si esibì al fianco di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Miles Davis) e trovargli una voce caratteris­tica fin dall’epoca del cool jazz, suonando assieme a un altro eccellente espatriato europeo, il pianista inglese George Shearing.

Dopo il successo degli anni ‘60 e 70 Thielemans non si è adagiato sugli allori, ascoltando con attenzione e umiltà le trasformaz­ioni del jazz e collaboran­do, fra i tanti, con giovani talenti come Jaco Pastorius e Pat Metheny, la cui musica deve molto alle sonorità da lui ideate. Ritiratosi dalle scene nel 2014, in Belgio era una celebrità assoluta: nel 2001 il re Alberto II lo aveva nominato Barone e alla notizia della sua morte il primo ministro Michel ha subito scritto: «Abbiamo perduto un grande musicista, una personalit­à che scaldava il cuore».

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Con Quincy Thielemans nel 2008 sul palco di Montreux insieme a Quincy Jones. Nella sua carriera è diventato una leggenda del jazz grazie alle sue tante collaboraz­ioni: Charlie Parker, Ella Fitzgerald, Bill Evans, Frank Sinatra, Ray Charles. Con il...

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