Corriere della Sera

Inter, l’ora dei dubbi

De Boer sbaglia moduli e uomini la squadra corre poco e male ma il tecnico ha capito gli errori

- Guido De Carolis

MILANO Non ha funzionato nulla e forse era inevitabil­e che l’esordio dell’Inter finisse in un disastro. Dieci giorni di lavoro sono niente per attrezzare una squadra presentabi­le. E qui si potrebbe tornare a discutere sulla scelta della società di cambiare tecnico a ridosso del campionato e scegliere uno straniero a digiuno di Serie A. Il tempo dirà se Frank De Boer è l’uomo giusto, la prima uscita ha trasmesso una sensazione di sbandament­o e inesperien­za. L’olandese non conosce il campionato italiano e l’assaggio è risultato amarissimo. «C’è stata una somma di errori, quasi da principian­ti. La difesa a tre è sembrata improvvisa­ta, i movimenti scoordinat­i. La prendo come una partita nata male, un episodio, ma serve qualcuno che aiuti De Boer». L’analisi e la speranza di Aldo Serena è la stessa dei tifosi nerazzurri.

De Boer una spiegazion­e (debole) l’ha data per la difesa a tre: «Ho scelto anche in base all’avversario e poi ho deciso di non schierare Perisic ma Candreva ed Eder perché in Nazionale quel modulo lo hanno utilizzato spesso». La difesa a tre è un esperiment­o fallito ed è già in archivio. Domenica contro il Palermo l’Inter torna all’antico, con quattro difensori. È stato l’olandese a raccontare che il suggerimen­to di giocare con quel modulo è arrivato dal vice allenatore Orlando Trustfull. «Ma la difesa a tre va preparata, bisogna avere due terzini che ti coprono. Se non hai i meccanismi giusti un tecnico come Maran sottolinea e amplifica i tuoi difetti», spiega l’ex mister nerazzurro Alberto Zaccheroni.

De Boer pare aver compreso l’errore. Si è confrontat­o a lungo con i giocatori ad Appiano, cui ha chiesto maggior attenzione e intensità. La tattica era sballata, come la scelta di lasciare fuori Perisic, il migliore, il più in forma, il punto di riferiment­o. L’allenatore ha cercato un alibi nella modesta condizione fisica della squadra. Qui a essere chiamato in causa non può essere l’ex tecnico Mancini, piuttosto la società che ha «venduto» la preparazio­ne estiva per incassare più o meno 3 milioni. Una tournée sfiancante in Usa, con spostament­i continui, poco riposo e tempo per lavorare. Mancini se ne era lamentato: «Giocando ogni due giorni non si riesce a lavorare». Mentre metà rosa girava per l’America, altri elementi si allenavano da soli a Riscone di Brunico. Amichevoli a raffica con Tottenham, Borussia (saltata per pioggia) e Celtic. Giocatori in fisiologic­o ritardo

di condizione dopo gli Europei e la Copa America. In settimana il presidente Erick Thohir e il patron Jindong Zhang saranno a Milano. Si parlerà anche di mercato e pure sul punto non c’è chiarezza. Thohir continua a ripetere che arriverann­o due giocatori, il vicepresid­ente Zanetti sostiene l’opposto: il fair play finanziari­o va rispettato. Versioni divergenti. Suning ha disponibil­ità, ma non può spendere per l’accordo (capestro) firmato con l’Uefa. Si continua a parlare di Joao Mario, Sissoko, Gabigol, la cassaforte però è serrata a doppia mandata. Almeno così pare, perché tutto varia in base all’interlocut­ore e forse in questa Inter ce ne sono un po’ troppi.

La tournée Si paga la folle tournée precampion­ato, anche Mancini aveva avvisato «Impossibil­e allenarsi»

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