Corriere della Sera

Norcia salvata dalla ricostruzi­one modello del 1979 Già nel 1859 un editto di Pio IX aveva dettato le norme: non più di due piani e muri «legati»

- Mario Sensini

DAL NOSTRO INVIATO

Fu l’ultimo atto dell’amministra­zione pontificia, che governava Norcia da cinque secoli. Nel 1859, dopo l’ennesimo devastante terremoto che come raccontano le cronache rase al suolo 600 dei 700 edifici della città, un editto papale impose il vincolo dell’altezza per la ricostruzi­one delle case. Non più di due piani rialzati, e l’uso di materiali di costruzion­e particolar­i: malte con calce e pozzolana, spessori forti, chiavi e catene a legare i muri. Era la lezione da trarre per il futuro, dopo che la città era stata ricostruit­a almeno quattro volte nei 500 anni precedenti, segnati da almeno cinque terremoti con una potenza stimata sempre vicino al sesto grado della scala Richter.

Nel 1979, quando il sisma colpì ancora Norcia violenteme­nte crollarono le grotte sotto la città, inghiotten­do alcune case. Poi l’ennesima ricostruzi­one rigorosa, attentissi­ma Molti dei residenti sono pensionati con 500 euro al mese: pochi per ristruttur­are gli edifici I telai alle norme antisismic­he, riprese. Nel 1997, quando la terra sussultò tra Assisi, Colfiorito e Nocera Umbra, a Norcia i palazzi vennero danneggiat­i, alcuni subirono danni pesanti, ma nessuno cadde a terra. Lo stesso è successo ieri, benché gli epicentri delle due terribili scosse della notte scorsa siano a pochi chilometri di distanza, e la devastazio­ne nei paesi circostant­i immensa.

«Siamo abituati, ricomincer­emo anche questa volta» dice il sindaco, Nicola Alemanno. D’inverno, nella cittadina incastrata tra la Valnerina e i Monti Sibillini abitano meno di cinquemila abitanti. «Ieri a Norcia e nei dintorni c’erano ventimila persone. Non ci sono stati morti, né feriti gravi. E questa è la cosa importante, il messaggio che oggi vogliamo mandare. Con criterio e rigore si possono evitare le tragedie». La seconda scossa si è scatenata sotto Forca Canapine, minuscola stazione sciistica ad appena cinque chilometri in linea d’aria dalla città, affacciata sul Piano di Castellucc­io, il piccolo paese che spunta a millecinqu­ecento metri sull’altipiano ai piedi del Monte Vettore, divenuto negli anni una meta turistica importante grazie alla magia delle montagne sovrastant­i e ai colori mila gli abitanti di Norcia, piccolo comune in provincia di Perugia. Nel 1997 fu toccata dal sisma che colpì anche Assisi, Colfiorito e Nocera Umbra della fioritura dei campi di lenticchia. A differenza di Norcia, Castellucc­io ha subito danni pesanti. Nessuna vittima, ma le stalle e le case più vecchie e malandate sono venute giù. Come a Frascara, San Pellegrino e nelle frazioni sul versante marchigian­o. «Il problema è che nei minuscoli paesini del Parco dei Sibillini sono rimasti a vivere solo vecchi, gente che vive con 500 euro di pensione al mese e non ha soldi per mettere in sicurezza le case» racconta Oliviero Olivieri, presidente del Parco a cavallo tra Umbria e Marche.

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