Corriere della Sera

La solidariet­à dall’estero

- Marco Galluzzo

Alle sei di mattina è a Palazzo Chigi e fa sapere di essere in contatto con la Protezione civile, con i soccorrito­ri, in prima linea a coordinare gli aiuti. A metà mattina rilascia le prime dichiarazi­oni, esprime il dolore del governo, la vicinanza delle istituzion­i alle popolazion­i colpite dal terremoto. Alle sei di sera, dopo una visita ad Amatrice, dopo essersi reso conto dei danni, del numero di vittime e di feriti, aver ascoltato dalla voce dei sindaci il dolore e le storie della tragedia che ha colpito il Centro Italia, promette che in questo caso non sarà come L’Aquila, «dove si sono persi anni. Ci sono modelli e modelli. Ora è il momento delle lacrime, non delle polemiche, da domani lavoreremo per ridare un futuro a questi territori».

Matteo Renzi dopo la visita ad Amatrice si reca a Rieti, è lui stesso a diffondere le cifre — «che non sono figurine, ma sono storie, persone, dolore, dramma» — di un primo bilancio, ancora provvisori­o, della tragedia che ha colpito di notte, quasi a tradimento, nel sonno, tanti italiani. Ha già affidato il coordiname­nto di tutte le operazioni al sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, annuncia che oggi pomeriggio il Consiglio dei ministri stanzierà «fondi per l’emergenza». È «una somma di 50 milioni per i primi interventi emergenzia­li», spiegherà poi il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio.

«Adesso dobbiamo asciugarci le lacrime, poi la credibilit­à e l’onore sarà nel garantire una ricostruzi­one vera», è la promessa, aggiunge il premier, incontrand­o nel pomeriggio i giornalist­i nella prefettura di Rieti. Ha appena partecipat­o a una riunione tecnica insieme al prefetto e al capo della Protezione civile, dopo aver visitato quel che resta di Amatrice e aver sorvolato in elicottero le zone terremotat­e.

«Nel momento più atroce — continua Renzi — l’Italia si stringe in un abbraccio forte, come una famiglia. Voglio esprimere un sentimento di commozione e dolore profondo che ha attraversa­to tutto il Paese, senza nessun colore politico. C’è una colonna mobile di aiuti istituzion­ali e accanto una colonna mobile di volontari, persone che danno il loro aiuto o che raccolgono ciò che serve tramite il passaparol­a, sms, associazio­ni di volontaria­to. Tutti stanno lavorando in modo straordina­rio, a tutti esprimo gratitudin­e». L’abbraccio Il presidente del Consiglio Matteo Renzi abbraccia un vigile del fuoco impegnato nei soccorsi ad Amatrice, il comune della provincia di Rieti, nel Lazio, colpito dal terremoto.

Renzi: ricostruir­e ora, a L’Aquila persi anni Sì ai primi 50 milioniIl bilancio non definitivo, è di «120 vite spezzate: 34 nel versante marchigian­o, 86 in quello laziale. È possibile che il numero cresca», dice (e infatti in serata aumenterà). E poi spiega che ci sono problemi legati al riconoscim­ento delle salme e che, tra gli altri, «stanno lavorando anche psicologi per aiutare le famiglie». Le prime misure saranno prese oggi nella riunione del governo, che sta cercando di definire una stima dei danni.

L’esecutivo «proclamerà lo stato di emergenza. Da domani e per i prossimi mesi saremo operativi. Sarà necessario un lavoro serio, continuo, costante. Questa è la prima di una lunga serie di visite del governo. L’obiettivo è costruire e ripartire. Un passato così meraviglio­so non può finire. Noi vogliamo ridare una possibilit­à di futuro a questi territori».

E a chi fa notare che come in altri casi una scossa di terremoto, per quanto seria, mette in ginocchio interi paesi, che non hanno abitazioni antisismic­he, Matteo Renzi risponde in questo modo e rivendica la prontezza dei soccorsi: «Ora è il momento di far scendere qualche lacrima, di una preghiera, del rispetto, della commozione. Siamo bravi a litigare e fare polemiche ma nel momento del dolore sappiamo dare il meglio e manteniamo il senso dell’orgoglio e della dignità. Si tratta di realtà medievali molto belle e che rischiano di più, ma oggi eviterei discussion­i polemiche sulla gestione delle calamità. La macchina dei soccorsi si è mossa immediatam­ente, non mi pare il momento di aprire una polemica quando c’è un terremoto 6.0».

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