Corriere della Sera

I tank turchi in Siria Offensiva contro l’Isis

Ankara dà il via all’operazione Scudo Eufrate Ma l’obiettivo nascosto è contenere l’avanzata curda

- Davide Frattini @dafrattini DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

In una guerra che va avanti da oltre cinque anni i messaggi dall’altra parte del confine vengono inviati con i proiettili di artiglieri­a. Come quelli sparati un paio di giorni fa dai soldati turchi contro le truppe curde. «E se non hanno capito, l’operazione lanciata all’alba serve da conferma», spiega un ufficiale.

Alle 4 del mattino di ieri le forze speciali e i carrarmati hanno attraversa­to la frontiera con la Siria e ripulito la strada all’offensiva di cinquecent­o ribelli anti Assad. Ora del tramonto l’Esercito siriano libero, sostenuto e addestrato da Ankara, ha conquistat­o Jarablus: era sotto il controllo dello Stato Islamico da 31 mesi e serviva da via per il rifornimen­to di uomini e armi verso Raqqa, quella che il Califfato considera la capitale in Siria. Quando sono entrati in città, gli insorti l’avrebbero trovata quasi deserta.

Il governo turco ha dato l’ordine di invadere prima che a Jarablus arrivasser­o le Forze siriane democratic­he, appoggiate dagli americani, a maggioranz­a curda. Sono i curdi che Recep Tayyip Erdogan non vuole come vicini, soprattutt­o come vicini che siano riusciti a ritagliars­i una fascia autonoma: potrebbe espandersi verso le regioni della Turchia meridional­e a formare quello Stato che i peshmerga sognano e per la prima volta stanno mettendo insieme pezzo dopo pezzo.

I generali hanno dato al raid il nome di Scudo Eufrate e il fiume che attraversa queste province fa da linea rossa, Ankara vuole che i combattent­i curdi ritornino sulla riva est. Ed è la stessa richiesta di Joe Biden, il vicepresid­ente americano arrivato in Turchia poche ore dopo il blitz: «Devono tornare indietro, altrimenti perderanno il nostro aiuto militare». I peshmerga avrebbero già accettato di ritirarsi. Gli strateghi americani avrebbero preferito che muovessero verso Raqqa, la riconquist­a della città dove le milizie dello Stato Islamico spadronegg­iano dal maggio del 2013 è considerat­a fondamenta­le.

Il viaggio di Biden serve a rinsaldare i rapporti con Erdogan, che avrebbe voluto sentire il sostegno dell’alleato americano dopo il colpo di Stato mancato. L’offensiva di ieri è stata coordinata con Washington ed è probabile anche con Mosca, malgrado la sorpresa di facciata del Cremlino. A non essere informato — così almeno sostengono i portavoce del governo a Damasco — sarebbe stato Bashar Assad. «Quello che sta accadendo a Jarablus — attaccano i consiglier­i del presidente siriano — non è combattere il terrorismo. E’ terrorismo con altri mezzi».

I turchi hanno avvertito già nelle scorse settimane di voler ripulire le zone sulla frontiera dai miliziani del Califfato. Sabato notte un kamikaze ragazzino spedito dallo Stato Islamico ha massacrato 54 persone in Turchia alla festa di un matrimonio curdo. L’esercito ha creato anche una «zona speciale di sicurezza» nelle province turche vicino alla frontiera ed è possibile che da questa base partano altre incursioni in Siria.

Ankara non chiede più la rimozione immediata di Assad, il leader siriano «può giocare un ruolo nel periodo di transizion­e». Di certo pare abbia giocato i diplomatic­i occidental­i quando ha giurato di aver smantellat­o i depositi di gas nervini per evitare i bombardame­nti americani.

Un rapporto riservato di 75 pagine dell’Organizzaz­ione per la proibizion­e delle armi chimiche — scrive la rivista Foreign Policy — rivela: il regime ha tenuto nascosti laboratori che sarebbero ancora in funzione.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy