Corriere della Sera

Il gioco di alleanze: gli interessi russi e il ruolo americano

- Guido Olimpio

I Grandi usano le loro pedine. I Piccoli paventano intese alle loro spalle. Infatti c’è chi vede negli sviluppi militari nella Siria del Nord la prova di un coordiname­nto russo-turco-americano all’interno di una cornice che resta «mobile» e imprevedib­ile per i troppi attori.

Turchia

Ankara appoggia una parte dei ribelli siriani contro l’Isis sopratutto per ostacolare il sogno di un’entità curda a sud del suo confine. Fino a poche settimane fa viveva un’ostilità profonda con la Russia, ora si è aperta una nuova stagione e ha potuto mandare i suoi caccia nello spazio siriano (a lungo vietato dopo che aveva abbattuto un jet russo).

Stati Uniti

Hanno favorito l’avanzata dei curdi siriani, ma hanno disegnato una linea rossa: se passate la riva occidental­e dell’Eufrate e cercate di arrivare a Jarablus, non vi diamo copertura aerea. Il sostegno è limitato alla lotta al Califfato e a tal fine hanno creato due basi importanti nella regione. Con Ankara i rapporti sono tesi per più di una ragione: il patto con i curdi; l’ospitalità concessa al nemico di Erdogan, Fetullah Gulen; la prudenza della Casa Bianca nel dossier siriano. Ma in queste ore il vicepresid­ente Biden è in Turchia per ricucire e garantire l’ombrello della coalizione.

Russia

Paladina di Assad, ha riavviato le relazioni con i turchi creando nuove condizioni. Al tempo stesso ha mantenuto un canale con i curdi siriani nonostante questi combattano contro i lealisti in alcune località e siano il lungo braccio del Pentagono. Vuole tenere buono il Kurdistan, ma non accettereb­be uno Stato indipenden­te. Mira a contenere l’Isis. Significat­ivamente, il Cremlino non ha condannato l’operazione di Jarablus, ma ha solo espresso preoccupaz­ione.

Siria

Sfrutta i curdi in alcune aree dove sono ostili all’opposizion­e, ma li bombarda nel Nord (Hasaka). Teme le manovre della Turchia, che ha una sua agenda e alimenta al confine formazioni di insorti. Assad rischia di perdere un altro pezzo di Paese con il sì tacito di Mosca, interessat­a a soluzioni più ampie insieme alla Casa Bianca.

I curdi siriani dell’Ypg

Inseguono l’idea di unire i cantoni costruiti combattend­o con sacrificio a sud della frontiera turca, vogliono salvaguard­are la loro autonomia minacciata dal potere centrale come da Ankara. Sono l’anima gemella del Pkk, i separatist­i che agiscono in Turchia. Hanno inglobato alcune brigate di insorti nel loro schieramen­to su indicazion­e americana. E’ un modo (vano) per rassicurar­e Erdogan e placare le paure della popolazion­e araba che spesso non vede i miliziani come liberatori ma come protagonis­ti di una «curdizzazi­one» di villaggi e vallate. L’Ypg, insieme a forze speciali e aerei occidental­i, si è rivelato il nemico più tenace dell’Isis, ma sa che si tratta di alleanze a tempo e teme di pagarne il prezzo.

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