Corriere della Sera

Il generale di Trump: «Non è Putin il nemico ma l’Islam radicale» La visione del mondo del consiglier­e del magnate (ingaggiato a pagamento dalla tv del Cremlino)

- (Chip Somodevill­a/Getty Images/Afp) Viviana Mazza

Ex ufficiale Il generale in pensione Michael Flynn qui dal palco della convention repubblica­na di Cleveland, lo scorso 18 luglio sarà una strategia coerente». Il miliardari­o ha dichiarato in passato che la vittoria sarà «così veloce», ma Flynn non nasconde che sarà una guerra lunga. «Richiederà molto più di 4 anni. Ci sono 20-30mila combattent­i in Siria e in Iraq». Mentre Trump ha detto che invierà 30mila soldati Usa contro l’Isis, Flynn non dà numeri né parla di truppe di terra. Difende l’ultima proposta di Trump per «un attento esame» sugli immigrati da Siria, Afghanista­n e Iraq, ma rifiuta di ammettere che il suo candidato in passato ha detto di voler bandire i musulmani.

Il fulcro della politica estera di Flynn è che i veri nemici dell’America oggi sono il radicalism­o islamico e l’Iran. Con la Russia tutto sommato si può dialogare. «Davanti all’ascesa del radicalism­o islamico, penso che dovremmo avere un dialogo diverso con Mosca e possibilme­nte affrontare la sfida insieme. Credo che la Russia, per via del suo rapporto privilegia­to con l’Iran, possa portare quest’ultimo a ritirarsi dalle guerre per procura in cui è coinvolto in Medio Oriente. La Russia è in marcia, e gli Stati Uniti con l’attuale leadership hanno fallito nel tenere il passo. Dobbiamo essere duri in modo diverso, dobbiamo dialogare

L’Iran è sponsor del terrorismo estremista, non consiglier­ò al prossimo presidente degli Usa di rinnovare l’accordo sul nucleare

con loro. Non significa diventare migliori amici ma avere interessi in comune».

Secondo il Washington Post, vecchi colleghi incluso il generale McChrystal hanno consigliat­o a Flynn di moderarsi dopo le accuse a Obama di essere un bugiardo e a Hillary di meritare il carcere. Dubbi etici sono stati sollevati su un su viaggio a Mosca ad una festa della tv Russia Today dove sedeva vicino a Putin ed è stato pagato per tenere un discorso. «Vengo pagato per i discorsi e per molte cose — si difende —. La gente mi critica perché parlo chiaro ma non mi scuserò, perché ci credo. Sono molto egoista quando si parla degli Stati Uniti d’America, e credo che stiamo andando nella direzione sbagliata».

Per Flynn, tra gli errori più grandi di Obama c’è l’accordo nucleare con l’Iran, «Paese sponsor del terrorismo islamico: non raccomande­rò al prossimo presidente di rinnovarlo». Altro errore: leader arabi come Al Sisi in Egitto non sono stati appoggiati abbastanza. I diritti umani? Regeni? «Perché lo cita? Vuol dire che è colpa sua? Al Sisi è una scelta realista: dobbiamo lavorare con i leader arabi pronti ad affrontare l’islam radicale. Al Sisi almeno ha il fegato di parlarne apertament­e contro. I leader in Europa se non hanno il fegato di dirlo, non sono dei leader».

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