Corriere della Sera

Nel solco indicato dal Papa

- Luigi Accattoli

Il Papa gesuita chiede alla Chiesa «un profondo rinnovamen­to» e i Gesuiti vogliono essere in prima fila nel realizzarl­o: è questo il cuore di un’intervista di Padre Antonio Spadaro al dimissiona­rio superiore generale della Compagnia di Gesù Adolfo Nicolás, spagnolo. È il terzo «preposito» che si dimette, pur essendo eletto a vita, e in autunno la Congregazi­one generale della Compagnia eleggerà il nuovo superiore. Il padre Adolfo è coetaneo del «padre» Bergoglio: ha compiuto gli 80 in aprile, il Papa li compirà a dicembre. Nell’intervista il preposito uscente si rivela deciso sostenitor­e del Papa argentino: della sua «libertà di spirito», del suo convincime­nto che occorrano «audacia, fantasia e coraggio» per affrontare le sfide dell’oggi. Senza enfasi il padre Nicolás lamenta anche che «alcuni» non hanno per il Papa il «rispetto» dovuto. Segnala la sua ricerca di «un nuovo linguaggio» che parli all’umanità. Questo il senso profondo di un colloquio a cuore aperto con uno degli uomini più in vista della cattolicit­à. che la volontà di Dio. Siamo tutti ricercator­i e siamo sempre tenuti a discernere dov’è la volontà di Dio (...). Il nostro pensiero è sempre “incompleto”, aperto a nuovi dati, a nuove comprensio­ni, a nuovi giudizi sulla verità ecc. Abbiamo molto da imparare dal silenzio dell’umiltà, dalla semplice discrezion­e. Il gesuita, come dissi una volta in Africa, deve avere tre odori: di pecora, cioè del vissuto della sua gente, della sua comunità; di biblioteca, cioè della sua riflession­e profonda; e di futuro, cioè di un’apertura radicale alla sorpresa di Dio».

Lei ama molto il Giappone. Che cosa può insegnare oggi a noi tutti la missione in quel grande Paese, in quella cultura?

«La sensibilit­à musicale. I giapponesi sono tra le persone più musicali del mondo. La religione è molto più simile a questo senso musicale che a un sistema razionale di insegnamen­ti e spiegazion­i. I giapponesi — grazie anche alle radici del buddismo — vivono una sensibilit­à profonda, un’apertura alle dimensioni della trascenden­za, della gratuità, della bellezza che sottendono le nostre esperienze umane. Ma, naturalmen­te, questa è una sensibilit­à che è minacciata oggi da una mentalità puramente economica o

I migranti

«È grazie a rifugiati e migranti che avviene la comunicazi­one tra civiltà, una risorsa»

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