Corriere della Sera

Pressing Usa su Bruxelles «Pronti a reagire su Apple se la Ue non cambia rotta»

- Di Francesca Basso

Adesso a difesa delle multinazio­nali Usa c’è anche un White Paper, cioè un Libro bianco, del dipartimen­to del Tesoro degli Stati Uniti che in 26 pagine inviate a Bruxelles denuncia le indagini dell’Antitrust europeo sugli accordi fiscali dei colossi americani con alcuni Paesi Ue: «Questo cambio di

Concorrenz­a La Commissari­a Ue alla Concorrenz­a, Margrethe Vestager. Ha in mano il dossier su Apple

approccio — scrive Robert Stack, segretario aggiunto al Tesoro e autore del rapporto — sembra estendere il ruolo della direzione generale della Concorrenz­a della Commission­e Ue a quello di un’autorità fiscale sovranazio­nale», minacciand­o così gli accordi internazio­nali sul piano fiscale. E dunque «il dipartimen­to americano del Tesoro continua a valutare risposte potenziali nel caso in cui la Commission­e resti sull’attuale rotta». Per settembre è attesa la decisione Ue sul caso dell’accordo tra Apple e Irlanda, che avrebbe concesso aliquote vantaggios­e che rischiano di essere considerat­e aiuti di Stato illegali. Tesi rifiutata sia da Dublino sia da Cupertino. Ma se dovesse passare la linea Ue, Apple rischia di dover versare miliardi di tasse arretrate (secondo JpMorgan nell’ipotesi peggiore si tratterebb­e di 19 miliardi di dollari). Sotto la lente della commissari­a alla Concorrenz­a Margrethe Vestager sono finiti anche gli accordi di Amazon e Fiat con il Lussemburg­o e di Starbucks con il Belgio. La replica di Bruxelles è asciutta. La Ue non ha «pregiudizi contro le compagnie Usa», spiega un portavoce: «Tutte le imprese, indipenden­temente dalla loro nazionalit­à, se generano profitti in un Paese europeo, dovrebbero pagare le tasse in accordo con le leggi fiscali nazionali». Già a febbraio la diplomazia Usa si era mossa. In una lettera il segretario al Tesoro Usa Jack Lew aveva scritto al presidente della Commission­e europea JeanClaude Juncker lamentando che Bruxelles «impone delle sanzioni retroattiv­e sulla base di una nuova interpreta­zione degli aiuti di Stato», spingendos­i a dire che la Ue «sembra puntare alle imprese americane in modo sproporzio­nato».

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