Di Caprio, Kate Winslet e il sogno americano negli anni 50
Innanzi tutto va riscoperto, insieme al bel film di Sam Mendes, Richard Yates, l’autore del magistrale romanzo, un vero pezzo di antropologia di vita coniugale americana edito da Minimum Fax come il resto della produzione di questo scrittore quasi maledetto, punto di sutura tra due generazioni sempre meno illuse, da Scott Fitzgerald a Philip Roth. Inutilmente belli, colti e ufficialmente beati, April e Frank Wheeler coltivano il loro american dream in un sobborgo del Connecticut laggiù nel 1955: sono lontanissimi dal Paradiso, i vicini di casa e una agente immobiliare li molestano nella ricerca del segreto della middle class (Kathy Bates strepitosa).
La villetta a due piani con giardino, due figli, auto e comfort vari ed eventuali: sono gli stessi vecchi sogni della famiglia Loman del Commesso viaggiatore di Miller.
Interviene il bicchiere, spesso mezzo pieno, iniziano i giorni perduti, una relazione triste d’ufficio per lui; e per lei il sogno europeo di Parigi con annesso trasloco anche culturale, irripetibile eredità degli anni folli. Solo un giovane disturbato scalfisce e intuisce le crepe morali di quella realtà che si vorrebbe perfetta, refrattaria alle individuali felicità.
Mendes, regista degli ultimi 007 e tra poco dei «Lehman brothers» a Londra, ama l’osservazione cinica e clinica dei rapporti sentimentali, s’è divertito col «Girotondo» di Schnitzler e qui dà prova di complicità esperta nel conteggio dei bilanci delle responsabilità mettendo in pratica la lezione della psicanalisi. Nell’elegante, lucido, spie- tato ritratto di questa società, non a caso i protagonisti sono gli stessi del Titanic, Leonardo di Caprio, che non riesce a invecchiare davvero, e Kate Winslet, ex signora Mendes, visti qui ancora fradici dopo l’affondo, ancora ed egualmente in bilico su un iceberg che si scioglierà sulla revolutionary road degli anni 60.
Revolutionary Road
di Sam Mendes, 2008 Sky Cinema Cult, ore 21