Referendum, un caso il sì Usa
L’ambasciatore in Italia: il no sarebbe un passo indietro per gli investimenti
Diventa un caso il Sì dell’ambasciata Usa al referendum per la riforma costituzionale del Senato. L’ambasciatore americano in Italia, John Phillips, dichiara: «La vittoria del No sarebbe un passo indietro per gli investimenti in Italia». Protestano le opposizioni, che parlano di «indebite interferenze». Dure parole vengono anche dall’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che sostiene: «Sono cose da non credere. Ma per chi ci hanno preso?». Il premier Matteo Renzi esprime sorpresa. Intanto il leader cinquestelle Di Maio paragona il presidente del Consiglio al dittatore Pinochet, ma sbaglia la citazione. La replica di Lotti: squallido.
La campagna referendaria per il Sì alla riforma costituzionale del Senato, che porta in calce il nome del premier Renzi e della ministra Boschi, ora può contare sulla voce autorevole dell’ambasciatore americano in Italia, John Phillips, e sugli scenari in parte apocalittici per la nostra economia tracciati dall’agenzia di rating Fitch: «La vittoria del No sarebbe un passo indietro per gli investimenti in l’Italia...», ha affermato il diplomatico inviato a Roma dal presidente Obama.
E, inevitabilmente, l’intervento del diplomatico Usa ha innescato una serie di reazioni nelle opposizioni e le dure parole dell’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Le parole dell’ambasciatore americano sono cose da non credere. Per chi ci hanno preso?».
L’ambasciatore John Phillips ha fatto le sue considerazioni sul referendum costituzionale parlando a una conferenza organizzata dall’Istituto di studi americani di via Caetani: «La vittoria del No sarebbe un passo indietro per gli investimenti in Italia mentre quello che serve all’Italia è la stabilità e le riforme assicurano la stabilità... Per questo il referendum apre una speranza... Molti ceo (chief executive officer, ndr) delle imprese Usa guardano con grande interesse al referendum. La vittoria del Sì sarebbe una speranza mentre se vincesse il No sarebbe un passo indietro...».
Questo ha detto l’ambasciatore americano. E in rapida successione è arrivata, da Londra, anche la netta presa di posizione del responsabile rating sovrani per l’Europa e il Medio Oriente dell’agenzia Fitch, Edward Parker: «Se ci fosse un voto per il No lo vedremo come uno choc negativo per l’economia italiana». In altre parole l’agenzia Fitch fa capire che, oltre che con i problemi del settore bancario, l’Italia si giocherebbe il rating pure con il risultato del referendum.
Tanta nettezza sulle implicazioni economiche del referendum costituzionale viene giudicata come un intervento a gamba tesa: «Se l’ambasciatore Phillips fa venire in suo soccorso l’agenzia Fitch presto chiamerà in aiuto anche lo Us Army», ironizza il senatore grillino Nicola Morra. E Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia in Senato, parla di «indebita interferenza» mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, invita «il signor ambasciatore Usa a farsi i fatti suoi e a non interferire». Anche Deborah Bergamini (FI) parla di «inaccettabili intromissioni» ma nel partito di Berlusconi c’è chi la pensa diversamente come l’ex presidente del Senato Marcello Pera e l’ex ministro Giuliano Urbani che lanciano un appello agli elettori di FI: «Votate Sì».
Il signor ambasciatore si faccia gli affari suoi e non interferisca nelle nostre vicende Spero che a novembre vinca Trump Salvini
Lega Nord Ingerenza inaccettabile, corregga il tiro Mattarella e Renzi devono intervenire e non permettere invasioni di campo Brunetta
Forza Italia Le parole del diplomatico americano sul quesito? Sono cose da non credere Per chi ci prendono? Bersani
Pd