LO STRABISMO PARALLELO SUL LAVORO
Le ultime statistiche ufficiali sul lavoro, rilevate dall’Istat e aggiornate a giugno, ci dicono che l’occupazione è cresciuta in un anno di 439 mila unità. Occupazione di ogni tipo, però. È persino sufficiente lavorare un’ora alla settimana. Ma sappiamo già, in via provvisoria, che a luglio, in un solo mese, abbiamo perso 68 mila posti. I contratti a tempo indeterminato (ministero del Lavoro) sono scesi in un anno, sempre a giugno, del 29,4 per cento. La comunicazione governativa esalta — così fan tutti anche all’estero — gli aspetti indubbiamente positivi del Jobs act, trascurandone altri. Il premier insiste nel sottolineare l’importanza del numero di 585 mila (gli esperti parlano di 506 mila) nuovi posti attivati da quando è a palazzo Chigi. Lo sgonfiarsi progressivo della decontribuzione e il rallentamento dell’economia si riflettono sulla recente caduta dei contratti stabili. L’esplosione di voucher e part time rilancia il tema della precarietà. I licenziamenti, in un anno, sono aumentati (ministero del Lavoro, giugno) del 7 per cento.
Non giova a una serena valutazione dei dati, lo strabismo parallelo di laudatori e critici. E nemmeno il silenzio sul costo unitario di ogni contratto reso stabile da una generosa, almeno fino al dicembre scorso, decontribuzione a favore dell’impresa. La stima dei nuovi occupati 2015 è in continua revisione. Ora siamo a quota 138 mila.