Luigi Di Maio
ad una dittatura è squallido. Di Maio piccolo uomo», dice il sottosegretario di Palazzo Chigi Luca Lotti. Lorenzo Guerini, vicesegretario del Nazareno, aggiunge: «Ignobile strumentalizzazione di una vicenda terribile». E ancora. «Di Maio è ancora stordito dal caso delle mail», insiste Ernesto Carbone. «Di Maio spara bugie e confonde i Paesi», aggiunge Alessia Morani. Interviene anche Angelino Alfano: «Errori così si possono commentare con le emoticons».
Di Battista lo difende: «Quella di Luigi era una provocazione, per far capire che siamo in una dittatura mediatica». «Dibba», intervenendo a Otto e mezzo, esclude «lotte di potere dentro M5S», ma sull’ipotesi che sia proprio Di Maio il candidato premier frena: «Il nome lo decidono gli iscritti del Movimento». Di certo, si sta pensando al futuro. E Di Battista, che continua a girare l’Italia nel suo tour, apre scenari nuovi: «L’Italicum va cancellato, produrrà un Parlamento di nominati. Ma per noi l’obiettivo principale è il No al referendum, poi si può votare anche nel 2018, a patto che Renzi faccia un passo indietro e si trovi un altro premier per fare la legge elettorale». Sosterrebbe un esecutivo di scopo, allora? «Dipende, qualora vincesse il No al referendum il giorno dopo valuteremo».
Poi c’è il caso-Roma ad agitare i pentastellati. E, anche su questo, Di Battista è chiaro: «Abbiamo commesso errori e leggerezze. Ma ora Raggi è autonoma». Anche sulle Olimpiadi. Di Maio il «governativo» dice: «Raggi si prenda i suoi tempi». Mentre Di Battista il «movimentista» insiste: «Per me sono un dramma, bisogna essere molto duri». Su una cosa, almeno (nel giorno in cui la sindaca, che arriva in ritardo, vede Chiara Appendino) i due concordano: «Onori ed oneri adesso toccano a Virginia». Che è come certificare la sua solitudine.
Dovessero vincere i No per me si può trovare un altro premier, un governo di scopo e fare quindi la legge elettorale In caso di sconfitta di Renzi deciderà il capo dello Stato Ma io sono sempre stato contrario ai governi di scopo