Corriere della Sera

Vertice Grillo-Casaleggio per dettare la nuova linea L’ipotesi di lasciare l’Anci

I parlamenta­ri spingono perché i Comuni grillini si associno da soli

- di Emanuele Buzzi

MILANO Lontano dai riflettori. Lontano anche dal pantano in cui i Cinque Stelle sono caduti a Roma. Un summit per dettare il presente del Movimento e pianificar­e insieme le strategie del futuro. Beppe Grillo e Davide Casaleggio si sono incontrati ieri mattina a Milano. Novanta minuti di colloquio — il primo di rilevanza dopo la scomparsa di Gianrobert­o Casaleggio — per affrontare i nodi che stanno affliggend­o i pentastell­ati. Sul tavolo le tensioni interne (e i cambiament­i annunciati all’organizzaz­ione), le linee da seguire per l’evolversi della situazione al Campidogli­o, la questione-statuto (ormai in via di definizion­e) e anche il prossimo appuntamen­to di Italia 5 Stelle, in programma tra una decina di giorni a Palermo. Ovviamente bocche cucite sulle decisioni prese, ma il dato politico è il nuovo asse, fulcro delle scelte, tra l’imprendito­re e il garante, un ritorno — nel momento di difficoltà — alle origini del Movimento. Quello di ieri non sarebbe l’unico vertice in programma questa settimana nel capoluogo lombardo: si stanno limando gli ultimi dettagli per la kermesse siciliana.

Ma tra i parlamenta­ri, invece, non si placa la guerra intestina. Pragmatici, ortodossi e senatori serrano le fila e provano a contarsi. La tensione rimane altissima. C’è chi sbotta: «Se ci trasformia­mo nella Dc per arrivare alle poltrone di governo, allora non avremo più un governo Cinque Stelle ma un governo in stile Dc». E chi auspica: «Serve una visione di strategia collettiva, non dei personalis­mi: così distruggia­mo tutto». L’unico punto che accomuna la maggioranz­a di deputati e senatori è un no all’allargamen­to del direttorio. «Se cinque persone litigano, figuriamoc­i cosa possono fare sette o otto» è il ragionamen­to che corre tra pragmatici e ortodossi.

Tuttavia a tenere banco ieri, nel Movimento, sono stati i sindaci. In primo piano la riunione Anci e gli incontri tra Chiara Appendino e Virginia Raggi e (fortuito in questo caso) tra Luigi Di Maio e Federico Pizzarotti. Proprio il sindaco di Parma è al centro di rumors che lo danno tra i papabili candidati per la presidenza dell’Anci. L’incarico di Piero Fassino, infatti, terminerà a ottobre e tra un mese l’associazio­ne dovrà scegliere i nuovi vertici. Da Parma non confermano né smentiscon­o le indiscrezi­oni (Pizzarotti è attualment­e vicepresid­ente della struttura), mentre nel M5S l’idea viene vista come una «provocazio­ne» da parte dei dem.

Nelle ultime ore, però, sta cominciand­o a serpeggiar­e un’idea che però potrebbe sparigliar­e le carte dell’associazio­ne (e dello stesso Pizzarotti): l’ipotesi che i Comuni

pentastell­ati abbandonin­o l’Anci per associarsi da soli. L’idea sarebbe ancora allo studio, ma avrebbe già ricevuto i primi riscontri favorevoli di peso. Si tratterebb­e di una svolta dettata dalla volontà di non appiattirs­i in quella che è stata bollata come «una struttura monocolore». Uno strappo che avrebbe particolar­e efficacia se all’iniziativa aderissero anche Appendino e Raggi. Un passo, però, che potrebbe essere non condiviso da tutti i sindaci, in primis proprio da Parma.

Intanto, proprio sulla sospension­e del sindaco della città ducale, ancora in attesa da maggio di una replica alle sue contro-deduzioni, interviene Di Maio: «Sulla questione Pizzarotti spero di dare una risposta il prima possibile. Ma la deve dare il garante delle regole».

I temi sul tavolo Al summit si è discusso della kermesse «Italia a 5 Stelle» e di come modificare lo statuto Il sindaco di Parma Rumors su Pizzarotti in corsa per guidare i sindaci. Di Maio: su lui decideremo a breve

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