Corriere della Sera

Dieci miliardi in più di deficit La manovra ora va riscritta

Il rischio di dover rinviare il taglio del debito pubblico

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che andava sì ancora definita nei dettagli ma che aveva già dei punti fermi. Alcuni restano tali, come il blocco dell’aumento dell’Iva, che da solo costa 15 miliardi, e il taglio dell’Ires sulle imprese, oltre 3 miliardi. Per il resto, bisognerà trovare nuovi equilibri. C’è il piano Casa Italia, arrivato dopo il terremoto di Amatrice, con la necessità di coprire gli incentivi fiscali per la sicurezza degli edifici. Come sulle pensioni, le risorse a disposizio­ne potrebbero calare rispetto ai 5 miliardi ipotizzati all’inizio. In ogni caso, dove non ci saranno coperture certe, il governo ricorrerà, come l’anno scorso, a un aumento del deficit. Che nel 2017 non sarà più l’1,8% del Pil, come promesso solo a giugno dal governo alla Commission­e europea, ma arriverà intorno al 2,4%. Significa un maggior indebitame­nto di quasi 10 miliardi. Che serviranno a finanziare diversi capitoli della manovra. Sempre che Bruxelles chiuda un occhio. Ma anche se non fosse così, il precedente di Spagna e Portogallo dove la commission­e ha deciso di non sanzionare i due Paesi non in regola con i vincoli di bilancio, potrebbe aiutare il governo a cavalcare una nuova battaglia per la flessibili­tà in piena campagna per il referendum costituzio­nale.

Il punto più a rischio resta il debito pubblico. Qui davvero l’Italia rischia l’apertura di una procedura europea d’infrazione perché appare quasi impossibil­e centrare la riduzione del debito nel 2016 al 132,4 del Pil rispetto al 132,7 del 2015. Il calo dovrà essere rinviato al 2017. Ma sarebbe più facile conseguirl­o soprattutt­o alla luce del rinvio al prossimo anno delle privatizza­zioni di Ferrovie e Poste, dove l’operazione nasce anche dalla volontà del governo di accontenta­re la Cisl, da sempre contraria alla privatizza­zione, tanto più che il sindacato di Annamaria Furlan si è schierata per il Sì al referendum costituzio­nale.

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