Imprese, l’ora della verità per il calo delle tasse
Per bocca del ministro Pier Carlo Padoan il governo ieri ha annunciato ufficialmente che rivedrà le stime del Pil 2016 ferme a un irrealistico +1,2%. Niente da obiettare ovviamente, si può solo aggiungere che ci aspettiamo dal governo una seconda operazioneverità: ha intenzione o no di tagliare le tasse? Domani si terrà a Roma il seminario del Centro Studi Confindustria sugli scenari economici d’autunno e dal palco prenderà la parola lo stesso Padoan. L’occasione dunque è ghiotta. A inizio del mese il presidente del Consiglio Matteo Renzi rispondendo a Cernobbio a un’esplicita domanda della presidente di Poste Italiane, Luisa Todini, disse (o promise?) che la pressione fiscale nei confronti delle imprese sarebbe calata già con la prossima legge di Bilancio. Grazie a provvedimenti che avrebbero affiancato la riduzione dell’Ires già votata nella legge di Stabilità 2016. Da allora però l’orientamento favorevole all’abbattimento del tax rate sembra aver lasciato spazio nel governo a qualche forma di ripensamento iniziata con escludere del tutto di intervenire sull’Irpef. E’ fisiologico che in questa fase ci possano essere delle verifiche tecniche, che si facciano i conti sulle vere disponibilità in termini di risorse, che si vaglino le differenti ipotesi, però sarebbe singolare se il governo avesse cambiato radicalmente opinione nel giro di quindici giorni. Renzi avrebbe potuto rispondere meno perentoriamente alla presidente Todini, nessuno l’ha obbligato. E allora l’intervento di Padoan in Confindustria può servire a diradare la nebbia e a dare una risposta agli imprenditori interessati alla riduzione della pressione fiscale per ovvii motivi di competitività. Nella stessa sede capiremo anche se il governo ha già pronta una nuova valutazione di stima sul Pil 2016 che corregga l’1,2% (e il +1,4% previsto per il 2017). Le stime di fonte indipendente, italiana e straniera, divergono di poco: dovrebbe aggirarsi tra lo 0,8% e lo 0,9%. Qualche briciolo di ottimismo in più viene dal dato sulla produzione industriale di luglio (+0,4%), dai numeri sull’occupazione e dalle prime valutazioni sulla stagione turistica ma stiamo parlando di un solo decimale in più o in meno.