Corriere della Sera

Un ospedale italiano in Libia Al via l’operazione Ippocrate

Pinotti e Gentiloni: «È una missione umanitaria e non militare»

- Monica Ricci Sargentini

Un ospedale da campo nell’aeroporto di Misurata per rispondere alle richieste del governo di Al Serraj, che nella battaglia di Sirte ha ottenuto risultati importanti ma ha anche pagato un prezzo altissimo, con 400 morti e 2.500 feriti. Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e la sua collega della Difesa Roberta Pinotti hanno annunciato, ieri, dinanzi alle commission­i congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato, l’operazione Ippocrate in Libia, dal nome del pensatore dell’Antica Grecia padre della medicina.

Una missione a carattere umanitario, dunque, e non militare, come ha voluto ribadire Gentiloni: «L’Italia non stia inviando in Libia boots on the ground, ovvero forze armate da impegnare in una campagna militare, semmai meds on the ground».

Alla ministra Pinotti è toccato il compito di illustrare i dettagli dell’operazione. «Oggi — ha detto — siamo pronti per far funzionare una struttura sanitaria che impiegherà 300 unità attive divise in aliquote. La prima è composta da 65 medici e infermieri, la seconda di 135 persone per la gestione amministra­tiva e il supporto logistico, la terza è la forza di protezione di 100 unità che si dividerann­o in tre turni per garantire la sicurezza di tutti».

L’ospedale, che sarà operativo a breve, avrà all’inizio una capacità di 12 posti letto; garantirà il triage, il primo soccorso, visite ambulatori­ali, analisi, trasfusion­i ed evacuazion­e medica in caso di urgenza. «Il team chirurgico sarà a supporto con sei unità» che si affiancher­anno ai medici libici. Quando la struttura andrà a regime, entro tre settimane, potrà ospitare fino a 50 pazienti e opererà in sinergia con l’ospedale civile di Misurata. Sul posto ci sarà anche un «C27J per l’evacuazion­e immediata» e «una nave del programma Mare sicuro» ha aggiunto la ministra.

Gentiloni e Pinotti hanno respinto le accuse dell’opposizion­e, soprattutt­o dei grillini, di aver mandato i soldati in guerra senza il consenso del Parlamento. «I militari italiani non sono già partiti per la Libia, sono pronti ma non sono già partiti — ha detto Pinotti —. Noi siamo pronti, se il Parlamento ce lo dice, a partire subito».

L’avvio della missione in Libia coincide con un momento particolar­mente delicato della situazione sul campo, dopo che le forze del generale Haftar nei giorni scorsi hanno rivendicat­o la conquista di punti strategici della cosiddetta Mezzaluna petrolifer­a. «Non è certo quali siti petrolifer­i siano stati presi — ha detto Gentiloni — ma possiamo confermare che la situazione è instabile». Il responsabi­le della Farnesina ha, però, anche voluto sottolinea­re che «sono stati raggiunti risultati molto importanti nel contrasto a Daesh, la presenza a Sirte è ormai ridotta ad alcune sacche di resistenza, anche se non può essere definita del tutto conclusa questa operazione che ha avuto l’appoggio americano».

Ora Sirte dovrà lentamente cercare di tornare alla normalità «e non sarà affatto semplice — ha aggiunto Gentiloni —, il governo ha stanziato 500 mila euro per gli sminamenti umanitari che stanno cominciand­o a essere effettuati in quell’area».

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