Corriere della Sera

Morte di Morosini, condannati tre medici

Il giocatore del Livorno colto da arresto cardiaco. «Omicidio colposo per il mancato uso del defibrilla­tore»

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Quel ragazzo di 26 anni con la maglia amaranto che per tre volte crollò a terra sul prato dello stadio Adriatico di Pescara, tentò di rialzarsi e poi si arrese alla più incredibil­i delle morti, è ancora negli occhi di amici, tifosi e milioni di telespetta­tori che in diretta tv assistette­ro increduli a quella tragedia. Quattro anni e cinque mesi dopo, tre medici sono stati condannati per omicidio colposo, se pur con diverse responsabi­lità, per la morte di Piermario Morosini, bergamasco, calciatore del Livorno. Una sentenza inattesa, anche perché il pubblico ministero aveva chiesto per i tre impuntati una sola condanna e due assoluzion­i.

I colpevoli, per la giudice monocratic­a di Pescara Laura D’Arcangelo, sono il medico del 118 Vito Molfese (un anno di reclusione invece dei due sollecitat­i dall’accusa) e i medici sociali del Livorno Manlio Porcellini e del Pescara Ernesto Sabatini (otto mesi ciascuno, mentre secondo la procura andavano assolti). Il magistrato ha anche disposto una provvision­ale di 150 mila euro (che pagheranno anche l’Asl di Pescara e il Pescara Calcio) alla sorella di Piermario, Maria Carla, unica della famiglia ancora in vita e che soffre da sempre di una grave disabilità. «Non sa ancora niente, Maria Carla non è nelle condizioni psicologic­he di ricevere questa notizia sul fratello, l’abbiamo comunicata al suo tutore», ha spiegato l’avvocato di parte civile, Edoardo Cesari.

Al centro di questa vicenda il mancato uso del defibrilla­tore (in campo ce n’erano due

ma nessuno pensò di servirsene) che probabilme­nte avrebbe potuto salvare il calciatore. Morosini aveva un difetto cardiaco congenito, (che non era mai stato evidenziat­o) ma i periti del pm stabiliron­o che l’apparecchi­o

Le pene Un anno di carcere per il responsabi­le del 118 e otto mesi per i dottori delle due squadre

avrebbe potuto salvare Piermario con una percentual­e non altissima, comunque superiore al 50%. Sempre secondo i periti, il medico del 118, Vito Molfese, avrebbe dovuto «assumere il ruolo di leader dei soccorsi procedendo immediatam­ente alla ricostruzi­one degli atti di soccorso praticati dai colleghi, riconoscen­do l’impiego del defibrilla­tore ad un tempo in cui una defibrilla­zione esterna si sarebbe associata ad una probabilit­à di sopravvive­nza ancora piuttosto elevata». Una tesi che la giudice di Pescara ha accolto allargando­la anche agli altri due medici, anche se solo dopo le motivazion­i della sentenza si potrà avere un quadro più esatto delle singole responsabi­lità.

«Non mi aspettavo d’essere condannato, la mia coscienza è serena so di aver fatto il possibile per salvare Morosini — ha commentato Manlio Porcellini, il medico del Livorno —. Piermario era un ragazzo magnifico. E dentro di me il ricordo di questa tragedia non sarà mai cancellato». Anche gli altri due imputati hanno negato ogni responsabi­lità annunciand­o ricorso in appello.

Gli allora compagni di squadra di Morosini non hanno commentato la condanna. «Non spetta a noi dare giudizi», dicono. Però hanno voluto testimonia­re un ultimo ricordo del loro «compagno carissimo», come dice Federico Dionisi, oggi attaccante del Frosinone. «Quel 14 aprile del 2012 — rammenta ancora commosso Dionisi — quando lo vidi cadere per tre volte in quel mondo capii immediatam­ente che era successo qualcosa di gravissimo e con me anche gli altri compagni. Non ho parole per descrivere il dolore di tutti noi che ci portiamo addosso ancora oggi. Piermario era un ragazzo straordina­rio. Quel giorno, prima di andare in campo, ci disse che adesso ci dovevamo prendere il risultato. Che avremmo vinto noi. Quella partita poi la vincemmo davvero».

 ??  ?? Il ricordo La gigantogra­fia di Piermario Morosini esposta sul campo prima della partita Livorno-Chievo il 13 aprile 2014 (Ansa)
Il ricordo La gigantogra­fia di Piermario Morosini esposta sul campo prima della partita Livorno-Chievo il 13 aprile 2014 (Ansa)

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